Aboubakar Soumahoro: tra Camus e Di Vittorio per il diritto alla felicità

Letteratume
3 min readSep 4, 2022

È il diritto alla felicità a muovere l’azione e il pensiero di Aboubakar Soumahoro, autore di Umanità in rivolta (Feltrinelli) e prossimo candidato per Alleanza Verdi-Sinistra alle elezioni politiche del 25 settembre.

Arrivato in Italia dalla Costa d’Avorio oltre vent’anni fa, Soumahoro, laureato in sociologia, si è sempre mosso in difesa degli ultimi e dei lavoratori sfruttati, prima all’interno del perimetro USB e poi attraverso la Lega Braccianti, che ha fondato nell’agosto 2020.

Le battaglie sindacali in difesa di migranti e italiani, delle vittime di caporalato o di chiunque fosse alle prese con le nocive “cinque P” del lavoro (pericoloso, precario, poco pagato, pesante, penalizzato socialmente), rappresentano la stella polare che punta a scardinare e a rifondare un modello economico che non tiene conto di sicurezza, aspettative di vita, qualità sociale e professionale.

Nei fatti la riduzione del divario tra distanza e sfruttamento è l’obiettivo quotidiano di tutti quelli come Soumahoro, visto che per troppo tempo (e ancora oggi) il degrado delle condizioni generali di lavoro è considerato l’inevitabile scotto da pagare soprattutto per chi arriva in Italia senza tutele e diritti (si pensi al foggiano, al casertano e ai numerosi luoghi in cui proliferano vessazioni).

Mauro Biani

In poco più di cento pagine profonde e meditate, Soumahoro fa chiarezza sulle problematiche diramazioni della razzializzazione (razza e civiltà bianche superiori, impossibilità di convivenza fra culture diverse) e sull’incapacità (spesso cattiva fede) della politica nel legiferare sul tema dell’immigrazione.

Proprio la ricostruzione dell’accidentato e fallimentare percorso legislativo in tema di migranti, attraverso uno sterminato e dannoso corpus di leggi (un impietoso rosario: la legge Martelli, le Turco-Napolitano e le Bossi-Fini, il decreto Orlando-Minniti, le trasformazioni dei CPT in CIE e poi in CPR), testimonia la volontà dei legislatori di far prevalere il paradigma della paura.

Tra le pagine si affacciano i numi tutelari Giuseppe Di Vittorio (“È giusto che il salario dei lavoratori sia al di sotto dei bisogni dei lavoratori stessi e delle loro famiglie, delle loro creature?”) e Albert Camus (“Mi rivolto, dunque siamo”) e in particolare il ricordo di compagni di strada, fratelli, amici, non solo rifugiati e migranti, ma incolpevoli vittime di caporalato e soprusi di ogni genere: Soumaila Sacko e Paola Clemente, Abd Elsalam e Alberto Piscopo Pollini, Sekine Traore e Becky Moses, Mohamed Abdullah e Romanus Mbeke e molti altri di cui spesso non si conoscono nomi e cognomi.

La forza di Soumahoro e dei tanti che hanno a cuore le sorti dell’umanità nasce dalla consapevolezza di avere dei diritti, indipendenti dal colore della pelle e dallo Stato di provenienza, e dal fatto che “se da soli si può andare veloce, uniti si può andare lontano”.

«Come è possibile che ci si possa assuefare a queste ingiustizie? Come è possibile che la politica abbia trasformato questi schiavi invisibili in bersagli dell’odio?»

--

--