Amore non Amore: questo il dilemma?
L’amore di Franco Marcoaldi è spiazzante e vertiginoso.
Inserendosi nel felice solco segnato dal lirismo di opere come Il mondo sia lodato e Tutto qui, le cento poesie contenute in Amore non amore (La Nave di Teseo), rivisitazione di un canzoniere pubblicato venti anni fa, raccontano storie comuni, disegnano orizzonti e aprono spiragli in cui l’Amore è protagonista nella sua forma più eterea ma anche più ironicamente terrena.
Ognuno è “libero di dipingere la tela come meglio crede” esordisce Marcoaldi nella poesia che apre il volume, pertanto ciascuno cercherà tra le pagine il sentimento più congeniale, a cui aspirare o a cui chiedere conto, facendo tesoro della raccomandazione del poeta:
Perciò sarà battaglia
tra Amore e non Amore
durissima battaglia:
sarà guerra interiore
C’è dunque spazio per un’emozione ipotetica di secondo tipo (Se avessi te. Se avessi. Se) e per la perentoria e incontrovertibile celebrazione di bellezza e castità (è bello perché è casto perché è), mentre nel frattempo ci si affida a un Dio “demiurgo folle” che “promette a un tempo eccitazione e pace”.
Tra amori che finiscono in starnuti, macellai che fischiettano prima di incontrare l’amante e narcisi che si specchiano in un secchio, Marcoaldi riesce con grazia ed ironia a tratteggiare cento e più casistiche di una passione universale, spogliandola talvolta del suo afflato romantico e della sua aura di intoccabilità e facendola convivere amabilmente con le situazioni meno ordinarie e più stranianti.
“Mi manchi come mai mi sei mancata,
ti voglio come mai non t’ho voluta.”
Piangeva il vitello la sua bella,
da poco macellata. E disperato,
ne leccava il corpo
ormai cellofanato.
Siamo perciò grati al poeta per averci presi per mano e accompagnati tra le innumerevoli implicazioni dell’Amore — dal massimo godimento a “pena, angustia, malumore” — consapevoli che nell’incerta lotta tra Amore non Amore tra l’andare a largo e ritornare a riva “medesimo è il motore”.
Che comica l’Amore!
Se solo gira male
non c’è peggior dolore:
feroce ferocissimo
preludio di tragedia…
Ma muove banderuola,
è il turno di commedia:
scalzato il vecchio amore,
dissolto il temporale,
già brilla il nuovo sole:
la comica è finale.