Avere trent’anni a Napoli
L’amore, le partite di calcio, la ricerca del lavoro, le birre e la musica, le aspirazioni.
Napoli mon Amour di Alessio Forgione, romanzo edito da NN nella collana Gli Innocenti, plasma questa materia incandescente incastrandola in una cornice che non è la Napoli da cartolina, fervida e assolata, ma una Napoli dolente e insolitamente piovosa, che non dispensa certezze a buon mercato.
In questa temperie vive il trentenne Amoresano, ex marinaio e aspirante scrittore di racconti, alle prese con la ricerca del suo posto nel mondo e sospeso nel labile limbo che separa i sogni dalle illusioni.
Tra una prodezza di Insigne e notti più fiacche che brave in compagnia dell’amico Russo (compagno anche di stanche elucubrazioni esistenziali), arriva l’incontro con la ventenne Lola/Nina, tanto innamorata quanto tenace e motivata. Uno spartiacque nella vita del protagonista ma anche un punto di non ritorno: l’improvvisa comparsa dell’amore rende tutto più fluido e possibile, perfino l’incontro con il mito La Capria e la possibilità, seguendo le orme di Ferito a morte, di sentirsi un vero scrittore.
«Gli dissi che la vicenda di Massimo De Luca, i suoi dubbi, il suo voler scappare e anche il suo non sentirsi pronto a farlo, come se un filo invisibile lo legasse alla sua vita precedente, era una vicenda universale in cui mi riconoscevo e che mi riconoscevo anche nel suo amore instabile e mai realmente compiuto. Gli dissi ch’era un romanzo così potente, che scattava a Napoli una foto così ben fatta che, nonostante fossero passati più di cinquant’anni, sembrava scattata oggi e non ieri e che quindi non sembrava una vecchia foto sbiadita. gli dissi che aveva così ben descritto Napoli che Napoli, forse per non rovinare il libro, non era più cambiata.»
Quando l’indolenza e il timore (certezza?) di un futuro senza speranza tornano a bussare alla porta, Amoresano capisce di non meritare questa felicità, rendendosi amaramente conto che perfino le storie impresse sulla carta rischiano di non garantirgli la salvezza.
Con grazia e ironia e attraverso una prosa penetrante e concisa, Forgione ci accompagna in una Napoli silenziosa e ci presenta personaggi indimenticabili e storie belle proprio perché vere.
Guardare in profondità Hiroshima Mon Amour tenendosi per mano, bere una birra a Piazza del Gesù viaggiando sulle note di Nick Cave e leggere e rileggere Ferito a morte.
Forse è questa la felicità o forse questo significa semplicemente avere trent’anni a Napoli.
«Aspettavano il verde del semaforo e mi sembravano tutti migliori di me, perché loro avevano un lavoro ed io invece no. Perché tutti avevano un posto in questo mondo.»