Come affrontare un successo catastrofico

Una vita equilibrata e serena passa non solo dalla salute di psiche e anima, ma anche dal modo in cui si formano e vengono comunicate le nostre idee.

Paul Watzlawick, psicologo, filosofo ed esponente di punta della Scuola di Palo Alto, ha dedicato gran parte dei suoi studi ai processi attraverso cui i nostri modi di pensare incidono sulla comunicazione: sia sul versante terapeutico, sia sul fronte dell’ecologia della mente del maestro Gregory Bateson e del costruttivismo radicale, Watzlawick ha cercato di spiegare i paradossi della comunicazione e le ricaduta sulle relazioni sociali.

In Di bene in peggio. Istruzioni per un successo catastrofico, tradotto dal compianto Enrico Ganni per Feltrinelli, l’autore sfoggia i migliori intenti divulgativi per metterci al riparo dalle ipersoluzioni, quell’insieme di azioni che portano ad affrontare i problemi con le migliori intenzioni ma con effetti fatalmente controproducenti (“operazione perfettamente riuscita, paziente deceduto”).

In questo nuovo viaggio al confine tra sociologia e filosofia, Watzlawick si fa aiutare da Ecate, truce dea della fortuna creata da Shakespeare per accompagnare Macbeth alla dissoluzione inducendolo a non tornare mai sui suoi passi, alla quale affida il controcanto di tutte le soluzioni che “il nostro uomo” non dovrebbe mettere in atto.

Interrogandosi sul perché e su come stiamo il mondo, il protagonista del saggio (un uomo o una donna che rappresentano tutti noi) desidera avere certezze, anela alla totalità e vorrebbe arrivare al fondo delle cose.

E qui risiede l’errore, perché l’eccessiva ricerca porta a lasciare per strada l’oggetto stesso della ricerca (non a caso il millepiedi non riesce più a camminare se deve provare a spiegarlo allo scarafaggio) portandoci, come ammonisce il saggio, a non vedere la luna perché ci si è fermati a guardare il dito.

Sulla scorta del best-seller Pragmatica della comunicazione umana, Watzlawick riconosce l’inevitabilità del comunicare e invita, attraverso un approccio leggero e riflessivo, ad aderire alla concretezza del presente, dei piccoli passi e dell’aurea mediocritas, evitando ogni forma di fanatismo e di manicheismo.