Come non mostrare una cultura mostruosa

Letteratume
2 min readJul 18, 2023

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“Un libro totalmente rivisto e aggiornato secondo il lessico universale di questi tempi con tante parole ma senza cultura.”

“Un tomo su cui favorevolmente già si sono pronunciati il Fantozzi, il Fracchia e il noto enciclopedista e occultista tedesco Kranz.”

Veniva introdotto con questa intelligente ironia, nell’edizione Bompiani del 1972, Come farsi una cultura mostruosa di Paolo Villaggio, tornato alle stampe nel 2022 grazie all’editore romano Bibliotheka e arricchito dalla prefazione di Boris Sollazzo e dalla postfazione di Elisabetta Villaggio.

C’è da scommettere, e lo fanno in tanti, che l’anonima introduzione dell’edizione di mezzo secolo fa fosse stata scritta da Umberto Eco, artefice della pubblicazione e curatore della collana che ospitava questa divertente raccolta di quiz a risposta multipla, grazie ai quali “il Villaggio vide con chiarezza quale sarebbe stata la sua strada, e decise di dedicarsi giorno e notte allo studio, in modo da farsi una cultura mostruosa.”

Con la tragicomica maschera di Fantozzi, Villaggio aveva già disintegrato — prima in narrativa, poi al cinema — ogni forma di moralismo e di indulgenza nei confronti dell’italiano medio, suscitando il più delle volte un riso amaro, compreso e apprezzato solo a decenni di distanza dalle prime proiezioni.

In questo prezioso libriccino, a lungo introvabile, vengono presentati nozioni e concetti allegramente interpretabili in modi laterali, anche se la risposta corretta è sempre una: ne fanno le spese gnostici e tupamari (liquore o guerrigliero?), Rommel e Kandinsky (dolce ungherese o pittore?), contumace e il pamphlet (valletto di d’Artagnan o libello polemico?).

Nel dispensare perle di cultura e sapere al pubblico intero, con il nobile intento di conquistare “il successo mondano, la simpatia dei dotti, l’ amore di donne meravigliose e un’ invidiabile situazione economica”, l’autore dimostra una preparazione reale e non di prammatica, e soprattutto quel guizzo di umorismo che non manca mai alle persone dall’intelletto raffinato.

L’astuto lettore avrà così a disposizione tre o più soluzioni tra quelle suggerite e potrà dilettarsi a misurare il suo reale grado di cultura e un ipotetico quoziente intellettivo, ma dovrà prima dimostrare di saper schivare cinismo e trabocchetti e di essere abile nel cogliere al volo geniali calembour e sofisticate trovate.

Il risultato è un’opera senza tempo, bizzarra e spassosa, che non dà giudizi ma che ci invita a guardarci allo specchio.

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