Il calcio narrato non è mai stato così bello

Letteratume
3 min readDec 2, 2021

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Quella di Carmelo Bene ed enrico ghezzi è qualcosa in più di una dotta conversazione scaturita da un felice incontro, è ancora qualcosa in più di un’intervista in cui le parti si scambiano i ruoli ed è infine qualcosa in più di un mini-saggio su sport e cultura popolare al tramonto del secondo millennio.

Parliamo di Discorso su due piedi (il calcio), tornato alle stampe grazie all’illuminante lungimiranza di un editore come la Nave di Teseo e della sua direttrice editoriale Elisabetta Sgarbi.

Il calcio si prefigura come chiave di volta per parlare di teatro e cinema, arte e società e di tanti altri sport, solo in apparenza meno popolari, come basket, atletica leggera, ciclismo, pallavolo, pallamano, rugby, pattinaggio artistico.

I protagonisti del racconto sono in ordine sparso: il Brasile di Zagallo, Zico e Falcão, quello di Romário e Ronaldo; l’Olanda dei miracoli e il Milan degli olandesi; Dreyer e Bresson, Ford e Chaplin; Laver, Connors, McEnroe e Sampras; Bubka e Sotomayor; Andy Warhol e il dimenticato Antonio Pizzuto; Mennea, Michael Jordan, Magic Johnson, Ben Johnson, Carl Lewis…e Dostoevskij.

È evidente che il rettangolo di gioco non rappresenta solo un grimaldello ontologico ma è soprattutto il terreno di incontro di due menti raffinate che, partendo dalle rispettive estetiche (arte e teatro per Bene; cinema e tv per ghezzi), spostano l’obiettivo su altri campi e, fotogramma dopo fotogramma (la metafora non è casuale), si accomodano su campioni e presunti tali, su gesti atletici e azioni ordinarie.

Le idiosincrasie incrociate, come il cinema per Bene, e le passioni sfrenate, vedi il Brasile e Romario per entrambi e la sorpresa Titanic per ghezzi, fanno sì che il dialogo diventi movimento puro, sia per la mente che deve abituarsi ai ripetuti saliscendi dialettici degli autori, sia per il corpo che prova a seguire le irripetibili gesta degli atleti.

A dettare i tempi di un gustoso colloquio c’è il kronos che si lega a sua volta con importanti concetti filosofici, resi tuttavia facilmente accessibili grazie alla verve espositiva di due grandi autori, quali l’eternità incarnata dall’aion e le notevoli riflessioni su soggetto e oggetto, sull’osceno e sul porno (“è teatro senza spettacolo).

Carmelo Bene ed enrico ghezzi, e con loro l’editore che lo ha riproposto, hanno il grande merito di aver trasformato una brillante chiacchierata in un’edificante e preziosa lettura.

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