Con Saunders alla ricerca della giusta frequenza
Il megafono non è solo l’elemento centrale della bellissima canzone che permise a un giovane Daniele Silvestri di farsi conoscere dal palco dell’Ariston di Sanremo nel 1995, ma è anche la metafora di un illuminante saggio, Il megafono spento di George Saunders, uscito nel 2009 per minimum fax con la traduzione di Cristiana Mennella.
Il sottotitolo, “cronache da un mondo troppo rumoroso”, rende perfettamente giustizia all’intento dello scrittore americano: denunciare il deterioramento dello standard comunicativo e la mortificazione dell’analisi critica.
Che si tratti di informazione, di social network, di cultura o di politica, l’impoverimento riguarda tutti e — segno di malcostume fin troppo accettato e condiviso anche ai giorni nostri — consente ai messaggi strillati e semplificati di prevalere su tutto il resto, relegando il pensiero e l’approfondimento a fastidiosi rumori di fondo.
Ecco perché, viaggiando al confine con il Messico oppure parlando di un capolavoro di Mark Twain e rievocando Kurt Vonnegut, addentrandosi nell’asfittica opulenza di Dubai o redigendo il Manifesto del CUA (“Contrari a Uccidere per Astrazione”), George Saunders dispiega un’interessante tesi, di fatto elaborata nel saggio di apertura, ovvero: bisogna spegnere questi megafoni e accendere il cervello.
Oltre a scritti brevi e fulminanti, il volume raccoglie reportage di viaggio, lucide riflessioni e affascinanti voli pindarici, che invitano appunto a regolare la manopola dell’intelligenza al punto più alto e quella del volume al livello più basso.
In questo modo ogni singolo testo ha una duplice chiave di lettura: ad esempio, la visione dello sfarzo emiratino lascia il posto alle storie di lavoratori sfruttati (se qualcuno pensa ai Mondiali di calcio in Qatar male non fa); le ronde al confine con il Messico mostrano la genuina “plagiabilità” dei minutemen, volontari bianchi a caccia dello straniero; l’analisi narrativa di importanti opere (Vonnegut, Twain, Barthelme) è il pretesto per studiarne l’accuratezza letteraria che diventa modello per lo stesso autore.
L’importanza di libri ad alto tasso di sensibilità intellettuale e di brillante caratura letteraria, com’è quello di Saunders, rende il compito dello scrittore ancor più importante affinché — munito delle frequenze giuste — non resti una vox clamans in deserto.