Dall’Appennino all’infinito

Letteratume
2 min readFeb 11, 2021

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C’è sempre bisogno di grandi storie, anche quando pare che non ci sia il tempo necessario.

Per questo è importante affidarsi alle narrazioni di Stefano Benni: l’ultimo romanzo, Giura, uscito per Feltrinelli editore nel 2020, è un concentrato di amore e ricordi, misteri e leggende, impegno e attesa, tenuto insieme da una lingua fresca e magica, vera e imprevedibile.

Siamo in un borgo sull’Appennino sospeso tra i Castagni Gemelli e Ca’ Strega: è in questo contesto favolistico che i giovani Febo e Luna danno vita al loro eterno e sincero legame. Lui, idealista, visionario e amante della natura, vive con i nonni, circondato da amici e parenti bizzarri e surreali, come suo padre Chicco, Pietrino detto Zanza e Celso l’indio che si accompagna al cavallo Strappafiori.

Lei, battagliera e un po’ selvaggia, abita luoghi non meno singolari ed è costantemente in contatto con una nonna dotata di poteri speciali, in grado di metterla in guardia dai pericoli e di prevedere infausti accadimenti.

Il destino li dividerà ma loro si cercheranno e, con loro, il lettore, si troverà a vivere a intervalli regolari i punti di vista e i racconti, affezionandosi ai loro percorsi, sempre coerenti con le battaglie e i sentimenti dell’adolescenza. L’ecologia, l’uguaglianza, il rispetto.

Incontreremo, grazie a loro, suore buone e meno buone, guru da strapazzo, medici umoristi, amici fedeli e genitori non sempre irreprensibili, fino a comprendere che il vero incontro tra i due grandi amici avviene solo grazie a un’inscindibile intesa che prescinde da lettere mai consegnate e lette.

Un filo sottile ma saldo che parte dall’Appennino e arriva nel caldo del sud e nel gelo del nord, tiene dunque insieme Febo e Luna, più forti e determinati dei molteplici smottamenti che la vita li costringe ad affrontare.

Giura è un romanzo che esalta la grande capacità di Stefano Benni di toccare con leggerezza e poesia grandi temi universali, mescolando l’amore per il fantastico a una raffinata critica sociale.

Aspettavo la fine del mondo. La mia arrivò, fischiando come un uragano.

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