Danzare con l’ironia
L’ironia per mettersi al riparo da storture e steccati ideologici.
È questo il motivo di fondo dell’ultimo saggio di Giulio Giorello, La danza della parola, tra le cui pagine regnano sovrani l’acume e il gusto per il paradosso del matematico e filosofo della scienza.
È proprio la capacità di cogliere relazioni inaspettate a rendere l’ironia, oltre che un antidoto contro i settarismi, “un’arma di costruzione di massa”, alla portata di tutti e dal portato pacifico, che abbraccia numerosi campi della cultura e del vivere comune.
Si spiega in questo modo la felice coabitazione, fin dalle prime battute, tra il Barone di Munchausen e Gulliver, tra Chaplin e Topolino, tra Musil e Totò, senza tralasciare i numerosi spunti forniti dalla dialettica dei Peanuts e di Tex Willer, dalla matita di Jacovitti o dalla penna di Joyce.
La capacità di miscelare umorismo e serietà, insita nell’ironia, e l’elegante trasposizione che ne fa Giorello, rendono questo agile volume una preziosa lettura in tempi incerti e talvolta troppo esasperati.
«L’ironia non è uno sfogo; anzi, è un modo di contenere gli sfoghi, di regolarli, di articolarli, e non di utilizzarli come un randello per mettere a tacere l’avversario. E questo perché l’ironia, come si è detto, deve sempre essere capace di diventare autoironia. Una persona autoironica è in grado di ridere delle idee degli altri, ma soprattutto delle proprie. Ora, non è sempre così facile; comunque questo è un punto che era chiaro a Nietzsche, quando diceva: “Guai a quel maestro che non sa ridere di sé stesso”.»
Schemi e paradigmi, certezze e categorie escono fortemente indeboliti dall’incontro-scontro con l’ironia e la sua variante autoironia: un gioco che non è mai a somma zero, perché l’innovazione e la fantasia ci costringono a rafforzare il nostro punto di vista laterale sul mondo e sulle persone. La godibilità del testo sta tutta nell’abilità di Giorello di applicare al mondo del fumetto, della commedia, della letteratura, concetti filosofici ed esistenziali che diventano di immediata comprensione.
Allora se si vuol vedere la parola danzare, migliorando la propria esistenza, bisogna servirsi di uno spirito critico che metta al bando la seriosità spianando la strada a quel meccanismo di fatto serissimo che è l’ironia.