Fellini, Visconti e l’epoca d’oro del cinema italiano
Sessant’anni fa l’Italia cinematografica (e non solo) era sul tetto del mondo, spinta dal boom economico e da una fervida creatività che affondava le radici nel neorealismo, avendo in Federico Fellini e Luchino Visconti due esponenti di punta.
È proprio sul dualismo tra i due registi che si snoda il libro di Francesco Piccolo, La bella confusione (Einaudi), qualcosa in più e di diverso rispetto a un saggio e a un racconto: ci sono amori, tradimenti, litigi, storia del cinema e di vita, in pratica lo spirito irripetibile di un’epoca.
I protagonisti sono Claudia Cardinale, Burt Lancaster e Marcello Mastroianni, Ennio Flaiano e Nino Rota, Sandra Milo e Giulietta Masina, Suso Cecchi d’Amico e Pier Paolo Pasolini e anche lo stesso autore che, in virtù della migliore tradizione autobiografica, parla anche di sé palesandosi quando necessario e nascondendosi quando la narrazione lo impone.
Si comincia al largo di Palermo nel luglio del 1962 con il rischio di un naufragio e con l’astro nascente Claudia Cardinale costretta a cambiare colore dei capelli in base al regista che la dirigeva (biondi per uno, scuri per l’altro) e a dimenarsi tra il set del Gattopardo di Visconti e quello di Otto e mezzo di Fellini, due scommesse che diventeranno capolavori e faranno incetta di premi.
Visconti e Fellini — uno appoggiato da un Pci che non lo aveva tuttavia compreso appieno, l’altro apprezzato dal mondo cattolico — iniziano gli anni Sessanta al massimo della forza e della rivalità, contendendosi collaboratori e alienandosi favori e simpatie, ma in definitiva scrivendo pagine memorabili della storia del cinema.
Restando in bilico tra mito e aneddoto e servendosi di lettere, filmati, appunti, diari, interviste, pettegolezzi, il Premio Strega Piccolo è abile nel riaccendere la memoria e nel tratteggiare due mondi lontani ma ugualmente affascinanti.
In comune c’è la capacità dei registi di scavare nella vita interiore e di fare emergere la vitalità insita in alcune tra le pagine più belle del cinema (il ballo del Gattopardo e la passerella finale di Otto e mezzo come “accettazione commovente della vita”).
Allegro e travolgente, intenso e doloroso, La bella confusione ci permette di partecipare alla festa di un’epoca che ha segnato la storia del cinema italiano.