I treni da Oscar di Bohumil Hrabal

Letteratume
2 min readMar 13, 2023

I treni con precedenza assoluta erano quei treni che in tempo di guerra dovevano necessariamente trovare il verde, non potendo perdere tempo prezioso.

Se poi pensiamo che quei convogli erano prevalentemente nazisti e animati da intenti tutt’altro che pacifisti, allora ci troviamo nel pieno di Treni strettamente sorvegliati, romanzo breve di Bohumil Hrabal.

Pubblicato nell’allora Cecoslovacchia nel 1965 e arrivato in Italia nel 1982 grazie a Edizioni e/o e alle mirabili traduzione e postfazione di Sergio Corduas, scomparso nell’ottobre 2022, il libro ha conosciuto una fama tardiva che ha corso parallela a quella del suo autore, che si è avvicinato alla poesia, influenzato dal surrealismo, dopo aver fatto il preparatore di malto in una fabbrica di birra e l’imballatore di carta da macero.

Amore, morte, ironia, inadeguatezza sono gli ingredienti che condiscono la vita di Miloš, apprendista ferroviere in una stazione della Boemia e soprattutto apprendista amante della bella Màša, ma di fatto alle prese con un tentativo di suicidio causato da eiaculazione precoce.

Il minaccioso e inesorabile passaggio dei treni segna anche il passaggio a una maggiore consapevolezza del puro Miloš, accompagnato in questo percorso da comprimari comici e grotteschi: come non pensare al capomanovra Hubička che in una notte monotona ha denudato una telegrafista per stamparle sul sedere i timbri ceco-tedeschi.

Segnato da un trauma non indifferente e alquanto profetico — suo padre ha dovuto estrarre dai cingoli di un carrarmato la testa del nonno, morto nel tentativo di fermare i carrarmati tedeschi attraverso l’ipnosi — il protagonista/narratore vive di modi e linguaggio semplici, osserva tutto con candore e disincanto, incapace di trovare priorità se non quella di diventare “uomo” e aspetta il momento giusto per infilare quella bomba detta “cosina” nel treno dei nazisti.

Leggermente più affine ai temi di Jaroslav Hasek che a quelli di Franz Kafka, la scrittura di Hrabal sorride al popolo e agli sbruffoni (“stramparlanti ciarlatoni berlinganti”, ricorda Corduas rifacendosi a due poeti cechi di inizio Novecento) e, mescolando surrealismo e paradosso, costruisce una narrazione che ci porta ad apprezzare la vita anche nei suoi aspetti più banali e ordinari.

Nota post-notte degli Oscar: il celebre e omonimo film, girato da Jiří Menzel, vinse l’Oscar al miglior film straniero nel 1968, anno della Primavera di Praga.

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