Il fiume senza tempo di Michon

Letteratume
2 min readOct 20, 2020

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«La terra dormiva denudata e sofferente, come una madre dal cui corpo è scivolata giù la coperta.»

È nell’esergo dello scrittore russo Andrej Platonov che prende corpo la narrazione di un breve testo ad opera di Pierre Michon, La Grande Beune, incipit di un progetto di romanzo più ampio dal titolo “L’origine del mondo”, ispirato al famoso quadro di Courbet.

Romanzo breve o racconto lungo, quello di Michon, tradotto mirabilmente da Giuseppe Girimonti Greco, è un pregevole esercizio narrativo che tiene insieme mistero e magia, desiderio e ossessione.

Giovane maestro di scuola elementare, il protagonista viene chiamato in servizio nella piccola e misteriosa Castelnau, nel sud-ovest della Francia, pronto a immergersi in una nuova vita e in una nuova dimensione, sotto le quali scorre silente l’immaginario fiume Beune.

La pensione Chez Hélene e la sua maestosa e felliniana locandiera, un popolo di indigeni dai tratti fiabeschi e la tabaccaia Yvonne dalle “bianche carni”, lo accoglieranno presentandogli tutto il riserbo e tutta la cupezza di cui è capace una comunità ristretta, popolata da gente semplice che lo “traghetta” in un altrove indefinito e terrificante.

Pensieri animaleschi e ossessioni, in prossimità delle paleolitiche grotte rupestri di Lascaux, popolano la mente del giovane che, impegnato in una vacua relazione amorosa, ambisce costantemente alle grazie della bella Yvonne, verso la quale lo spinge un irrefrenabile desiderio carnale e cannibale.

In questo gioca un ruolo importante il suo rapporto con gli alunni e con il figlio della donna, redarguito e maltrattato per sfogare la sua incontentabile brama.

L’arcaico che aleggia in quei luoghi e tra i pescatori e i cacciatori che lo popolano, fa da contraltare alla natura civile e “civilizzatrice” dell’uomo che si ritrova dunque sospeso in un tempo indecifrabile e in una condizione perennemente al bivio tra naturale e selvaggio, tra reale e immaginario, tra ferocia e ragione.

Con una prosa rarefatta e pungente, Michon mette in scena una narrazione fitta di descrizioni e di evocazioni visive, impreziosita da una tematica universale che fa i conti con un passato enigmatico che rappresenta l’inevitabile origine del tutto.

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