Il magico universo di Mia Couto
Se si potesse racchiudere in una sola immagine l’opera di Mia Couto, sarebbe illuminante soffermarsi a guardare la copertina de L’universo in un granello di sabbia (Sellerio, traduzione di Vincenzo Barca). Grazie a contorni netti ed evocativi e figure magiche e concrete, prende vita il continente africano (“La sua diversa vastità e la sua profonda diversità richiederebbero il plurale”).
È proprio da qui che parte l’opera dello scrittore mozambicano, attento ed abile a raccontare la sua terra e e le sue influenze con realismo e fantasia.
Biologo, poeta, scrittore e giornalista, Couto ha saputo tenere insieme tutte le sue anime: quando scrive pesa le ricadute ambientali dell’azioni umane; nella professione scientifica non ha mai fatto mancare il tasso letterario. In generale fa poesia anche quando affronta la corporeità dell’esistenza.
Il suo è un fervido sguardo politico, sospeso tra sociologia e letteratura, cultura e ambientalismo, come quando rievoca il ciclone tropicale che ha colpito la sua terra nel marzo 2019 oppure quando si sofferma sulle debolezze e le inefficienze dei governi africani, sulle forzature della giustizia e sull’aleatorietà dei diritti civili (Samora Michel e Nelson Mandela sono, insieme a Frank Zappa, tra i numi tutelari della raccolta).
Tra le pagine di questi venticinque testi — apparsi su riviste o pronunciati dal vivo tra il 2010 e il 2019 — si parte dal particolare per arrivare al generale: si narrano microstorie, si combattono “nuvole di stereotipi”, come quello che vorrebbe l’Africa come “una madre nubile, desiderata, sedotta, trascurata, tradita, violentata”, si guarda al passato e alle sue tecniche con un debito di umanità.
In circa duecento pagine Mia Couto fa politica nel senso più alto, domandandosi in che rapporto siano sacro e profano, cultura e natura, ricchezza e povertà, e riconoscendo soprattutto che il nostro disorientamento di fronte ai grandi temi veicolati dai media è frutto di una volontà che viene dall’alto e che ci porta ad affidare il compito “di fare e disfare il letto nelle mani di persone chiaramente incompetenti”.
Questo perché rifare il letto è qualcosa di essenziale ed è a suo modo una forma di ribellione, perché la peggiore delle sofferenze non è essere sconfitti, ma è non poter lottare.
«Il giornalismo di oggi consiste nel mettere giornalisti che non sanno scrivere a intervistare persone che non sanno parlare per persone che non sanno leggere.»
Frank Zappa