Come sarà il mondo nel 2034
La vita oltre il plexiglas, esordio narrativo di Dave Given e felice caso di self-publishing, è un romanzo che, spingendo la nostra fantasia oltre gli scenari angusti della pandemia da coronavirus che il mondo sta vivendo, immagina un futuro apparentemente più tetro ma in cui c’è ancora speranza per la passione e per i sentimenti.
Matteo è una contraddizione vivente: matematico e fervente cattolico, testa da nerd e fisico scolpito, vive nelle tenebre del lockdown del 2020 e, a quasi quindici anni di distanza (i fatti si svolgono negli ultimi mesi del 2034), non ha il coraggio né la forza di uscire di casa. Resta così imbrigliato in una inevitabile realtà virtuale fatta di visori, frigoriferi-abbattitori, automi, robot fattorini e tecnologie varie.
Gaia, prima coinquilina e poi compagna di vita, non è da meno in quanto a conflitti interiori ed esteriori, anche se — a dispetto di una pandemia che continua a imperversare — prova a respirare vita a pieni polmoni, uscendo dalle quattro mura (meglio ammalarsi che rassegnarsi a una quotidianità claustrofobica) e arrivando a frequentare l’affascinante diplomatico Andrea, con colpi di scena conseguenti.
In un mondo caratterizzato da massicce dosi di diffidenza, indifferenza e distanziamento, i due protagonisti proveranno, ciascuno da par suo, a riscattarsi e a riscattare il loro pezzo di mondo da prevaricanti brame di potere.
Al centro di questa spy story distopica, ambientata tra Napoli, Bologna e Lugano, si celebra l’umanità dei sentimenti (vitali e carnali) in piena contrapposizione con una realtà virtuale anonima e proterva: la cura per la pandemia da Covid34 scoperta da Giorgio Fellini, papà di Matteo, sarebbe la svolta per uscire da una “realtà” cupa e asfittica.
Inseguimenti, uccisioni, tradimenti segnano il ritmo narrativo di questa appassionante storia, corredata da una colonna sonora eterna, testimonianza tangibile di emozioni che ci tengono aggrappati alla vita.
Saranno proprio la musica (Lucio Dalla su tutti), il cinema (si imprime nella mente l’immagine di Gaia che rivive con emozione il ricordo del finale di Armageddon) e le arti in generale — insieme alla tenacia della protagonista — ad aiutare l’umanità a conservare una potenza salvifica che travalichi tempo, tecnologie e plexiglas.