Il Novecento illustrato da Balestrini
Fabbriche, uffici, piazze, campagne.
Nel secondo millennio erano luoghi di aggregazione, di confronto e scontro, di sviluppo della dialettica politica, civile, sociale.
Rileggere La violenza illustrata di Nanni Balestrini, che proprio da quei luoghi trae linfa, a distanza di quasi mezzo secolo dalla prima edizione Einaudi oggi che è di nuovo disponibile grazie a DeriveApprodi, ha un che di straniante. Eppure il materiale utilizzato al tempo — la comunicazione ipertrofica e il giornalismo egoriferito — si trova ancora oggi disponibile, peraltro in dosi maggiori, permeando il nostro vissuto quotidiano, social e sociale.
In questi tempi mediaticamente bulimici, manca probabilmente l’aruspice in grado di estrapolare quella componente mimica (e mitica) del linguaggio in grado di rappresentare la violenza (sicuramente meno connotata e “riconoscibile” rispetto a quella degli anni ’70).
Scrittura e azione politica hanno da sempre camminato in parallelo nell’opera di Balestrini, esponente della neoavanguardia e sperimentalista raffinato in ambito artistico, saggistico e poetico.
Le tecniche di scomposizione e di ripetizione a cui ricorre in uno dei suoi testi più rappresentativi restituiscono appunto l’esatta cifra di un procedimento stilistico che attinge, con stile e personalità, da diversi bacini (arte, giustizia, informazione).
Il tutto con il primario obiettivo di fotografare in presa diretta una temperie storica contrassegnata da alienazione ed evasione, da conflitti e aneliti di libertà, da circostanze che possono essere rievocate e interpretate tramutandosi nei loro opposti.
Passano così sulla scena oppressi e oppressori, i potenti Calley ed Onassis e la stampa femminista, proletari e guerriglieri, compagni e professionisti, microeventi che si muovono sul crinale della Storia.
Il quadro, anzi il collage warholiano che ne deriva, è una preziosa e insostituibile istantanea letteraria del Novecento italiano, scritta da un autorevole testimone politico e culturale.