Il Novecento visto dal maestro Enzensberger
Musil, Pessoa, Ionesco, Malaparte, Moravia, Bulgakov, Neruda, Gombrowicz, Sartre, Canetti.
Cosa ci fanno insieme questi dieci, e con loro altri cinquanta protagonisti del Novecento, perlopiù scrittori, saggisti e poeti?
Sono gli Artisti della sopravvivenza, ritratti in sessanta vignette da Hans Magnus Enzensberger che, con uno stile colloquiale e brillante, dà vita per Einaudi, con la traduzione di Isabello Amico di Meane, a un’opera corale incentrata di fatto sul tema della sopravvivenza.
Terrori di Stato ed epurazioni, esili e persecuzioni hanno segnato le vite di questi personaggi con tutte le ambivalenze morali e politiche del caso; per questo, come fa notare l’autore nel suo “proposito” introduttivo, servirebbe maggiore chiarezza, non tanto per giudicare “sputando sentenze” quanto per riflettere sugli innumerevoli saliscendi della Storia.
Tratteggiando vite, opere e avventure in poco più di un paio di pagine per vignetta, Enzensberger ci chiede e si chiede quindi come sono andate davvero le cose: a conti fatti hanno prevalso accortezza o intelligenza, coincidenze o ruffianerie?
Non è facile cambiare alcuni (pre)giudizi leggendo di astuzie, come quelle di D’Annunzio visto come “una galleria di caricature”, o di sotterfugi variamente assortiti in cui è stato coinvolto più di qualche scrittore.
Non è semplice nemmeno dissentire dall’autore quando giudica i Cantos di Pound “opera priva di qualsivoglia senso della prosodia”.
Si può tuttavia restare affascinati scoprendo o riscoprendo vite confusionarie e scombiccherate ai limiti dell’ordinarietà o domandarsi, come per Queneau, come sia stato possibile superare la Seconda guerra mondiale e gli anni dell’occupazione “senza farsi nemmeno un graffio”.
Notevoli e numerosi sono perciò i livelli di lettura di un saggio che dispensa erudizione senza pedanteria e aneddotica priva di nozionismo; insostituibile filo rosso è quell’innato istinto di conservazione dell’essere umano che lotta molto spesso per degli ideali, talvolta per il pane, qualche altra per l’eternità.