Il più bel romanzo dal Pleistocene
Un libro di culto in tutti i sensi, precursore o forse unico esponente di una fantascienza umoristica che cammina a ritroso.
Stiamo parlando del gioiello di Roy Lewis, Il più grande uomo scimmia del Pleistocene (Adelphi con ottima traduzione di Carlo Brera), un libro che — come ricorda saggiamente la prefazione — per lungo tempo ha dato a ciascuno “la calda, squisita sensazione di essere il solo a conoscerlo”.
Il giovane Ernest è alle prese con le non sempre brillanti intuizioni di papà Edward e con i rigidi ostruzionismi del reazionario zio Vania: queste tre figure, insieme al viaggiatore zio Ian, alle donne e alle ragazze, ai ragazzi e ad altri fortunati comprimari, costituiscono la più divertente orda di cui si sia mai letto in un romanzo.
Cosa accade dunque quando si è alle prese con l’evoluzione senza sapere di esserlo? Dall’accensione del fuoco ai rapporti tra simili, l’unico e isolato sguardo fervido e disincantato, nonché fonte primaria di intelligente ilarità, è quello di Ernest, voce critica che attira i continui ammonimenti del genitore: “con una mente acuta come la tua chissà dove potrai arrivare. Troppo lontano, probabilmente. Va’ a far lame di selce finché non ti dirò di smettere. Meglio non surriscaldare un cervello del genere”.
Assistere alle riflessioni sulla fertile correlazione tra masticazione e grado di civiltà ci restituisce un senso di onnipotenza e stupore che ci consente di guardare da dove veniamo attraverso una lente gioconda e critica, festosa e impegnata. Del resto, per allargare i propri orizzonti e contemplare gli obiettivi, anche noi “abbiamo bisogno di dare requie al lavorìo delle mandibole”.
Non tutte le emozioni così come l’intero sviluppo culturale e sociale incontrano lo stesso grado di adesione tra le parti, ecco perché — indipendentemente dallo stato ferino del Pleistocene — l’armonia tra Ernest e famiglia non è all’ordine del giorno: anche i più piccoli cambiamenti necessitano di accelerazioni e frenate, integrazioni e ripensamenti.
Diventando a tutti gli effetti un classico, consigliato anche per i più giovani, il libro di Roy Lewis riesce a distanza di tempo (la prima edizione risale al 1960) a coniugare leggerezza e serietà attraverso lampi di genio e una limpida ricognizione scientifica del mondo.