Il tempo sospeso di Magris

Letteratume
3 min readSep 9, 2019

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Cinque racconti che hanno per protagonista il tempo, un tempo interiore che non conosce requie e che non rispetta la sua funzione di linearità.

È questo il terreno su cui si muove Tempo curvo a Krems di Claudio Magris: una perla di rara bellezza, incastonata in una produzione letteraria di altissimo pregio, cominciata oltre mezzo secolo fa e proseguita negli anni con crescente intensità nel tratteggiare l’ampiezza dell’animo umano.

Vincitore del “Premio Strega” nel 1997 con Microcosmi, Magris ci ha abituati a una narrazione evocativa ed eterea, dolente eppure raffinata, che lo porta ad essere uno dei più grandi scrittori del Novecento e, grazie ai suoi interventi dalle colonne del Corriere della Sera, anche uno dei più apprezzati commentatori della realtà politica e culturale del nostro Paese.

Da sempre cantore della Mitteleuropa, in questa nuova opera ci presenta cinque storie ambientate tra la sua Trieste, l’amata Austria e una landa misteriosa di memorie, dando nuova linfa ai temi a lui più cari.

Nel primo racconto, “Il custode”, un ricco e affermato industriale giunto a fine corsa rivive la sua carriera sempre in ascesa, fin dal suo arrivo a Trieste: i successi professionali e gli equilibri familiari resteranno sospesi tra audacia e prudenza.

«Tutta la vecchiaia, del resto, era un avanzare per indietreggiare: ci si inoltrava in un territorio sconosciuto per sottrarsi alla realtà che premeva da tutte le parti, spigolosa e invadente.»

“Lezioni di musica” e “Il premio”, che hanno per protagonista rispettivamente un musicista ed uno scrittore, si confrontano analogamente con il tempo che passa e con la difficoltà ad accettarne, e apprezzarne, i mutamenti: un allievo che spiazza il maestro leggendogli lo sguardo e un giovane poeta rappresentante di nuove tendenze letterarie costituiscono i punti di rottura, e tuttavia gli incontri risolutori, nella vita dei protagonisti.

La memoria e il presente continuano a intersecarsi in “Esterno giorno — Val Rosandra”, in cui un reduce della Grande Guerra e della Trieste asburgica assiste a un’intricata meta-narrazione: un film rievoca la sua giovinezza e i suoi sogni, ma non lascia traccia di sé stesso e delle persone che ha conosciuto.

Il racconto che dà il titolo al libro, infine, è una magnetica elegia sulla relatività del tempo: il viaggiatore che, arrivato nella tranquilla cittadina di Krems, si ritrova a rievocare un amore mai corrisposto, comprende che la vita non è fatta di attimi concatenati e che forse quell’amore non era poi così lontano.

«E le pagine invecchiano come le cose vive; fanno orecchie d’asino, si sgualciscono, avvizziscono. Come la mia pelle, pensa, osservando il dorso rugoso della mano.»

Con levità e malinconia, Magris ci mette di fronte a cinque esistenze fatte di attese e suggestioni, di tempo sospeso ed evocato, cinque vite che, con la loro pietas, mostrano un vivo affresco dell’animo umano.

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