Italo Orlando: una fiaba moderna
Abbiamo bisogno di storie belle da ascoltare e da raccontare.
La prima vita di Italo Orlando di Carola Susani è una di queste: una fiaba moderna ambientata in una calda e sonnacchiosa Sicilia degli anni Cinquanta, alle prese con un brusco risveglio post-bellico e una dura realtà rurale da mandare avanti.
L’adolescente Irene, il padre fotografo, la nonna autoritaria ma non troppo e una schiera di concittadini comprimari abitano Sette Cannelle e sono pronti ad accogliere, con estatica predisposizione, Italo (questo il suo nome?) e i suoi inaspettati prodigi.
Cosa accade dunque al torpore rurale di una società appena ripresasi dalla Guerra? Una nuova figura — magica o diabolica — catapultata d’incanto nella quiete del mandorleto, stravolge la quotidianità, riaccendendo camini, attivando luce elettrica e acqua corrente e attirandosi le attenzioni di grandi e piccini.
«Italo ritornava nel pomeriggio intontito: gli uomini gli avevano fatto provare i vini aspri e le donne giocando a fare le signore gli avevano offerto rosoli profumati. Io temevo che l’alcol avesse su di lui lo stesso effetto dell’acqua di fuoco sugli indiani americani, che gli spaccasse il fegato e lo facesse impazzire».
L’approdo di Italo e le trasformazioni di un’epoca sembrano legate in maniera indissolubile; allo stesso modo la vita della giovane Irene sarà segnata da un prima e dopo Italo. Alternando immagini bucoliche e festose a riflessioni sociologiche ed economiche sui tempi che cambiano, il romanzo (primo di una trilogia) restituisce una narrazione densa e ritmata che avvolge il lettore.
L’allontanamento apotropaico delle cornacchie a opera di Italo e la presunta scoperta del petrolio con annesso viavai di ingegneri, aggiungono pathos e colore a una storia che, anche in virtù del felice intreccio tra i protagonisti, conserva un afflato sorprendentemente magico.