La banalità dell’uomo comune

Letteratume
3 min readNov 4, 2020

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Cosa rende possibile il Male? Ci sarà un momento preciso in cui questo ha inizio?

Si fonda su questi e altri latenti interrogativi Eichmann — dove inizia la notte, atto unico di Stefano Massini edito da Fandango, in cui oltre che in scena viene trasposto sulla pagina il dialogo tra Hannah Arendt e il gerarca nazista Adolf Eichmann.

Si tratta di un dialogo potente, vibrante, feroce, liberamente ispirato ai saggi di Hannah Arendt e a verbali e deposizioni di processi e interrogatori alle più alte cariche delle SS.

Arrestato nel 1960 in Argentina per i crimini commessi contro milioni di ebrei, Eichmann viene assunto a emblema di un Male che trae origine dalla normalità, da scelte non prese e da bivi improvvisi. Massini lascia che sia la voce della Arendt a tirare fuori, tra domande incalzanti e controdeduzioni, la vera storia di un uomo semplice, medio se non mediocre, eppure pericolosissimo proprio per la sua goffa ignavia (“la libertà è un’illusione ottica”, sentenzia l’Adolf minore messo alle strette).

Ecco perché fa raggelare il sangue la sequela di eventi, coincidenze, azioni che hanno portato un modesto esponente della piccola borghesia a diventare uno dei protagonisti della “soluzione finale”. Non meno orrifica risulta essere del resto la rievocazione, quasi asettica e glaciale, delle persecuzioni, dei rastrellamenti, delle camere a gas e di tutto ciò che sono stati e hanno rappresentato Auschwitz e gli altri lager.

«Il mondo gira la faccia dall’altra parte nell’attimo stesso in cui vede il male. Lo rifiuta, non vuole vederlo. L’umanità di cui lei parla…L’umanità è pigra. Finge di non vedere, tace, dimentica all’istante».

In uno degli scambi più intensi e paradigmatici, Hannah Arendt riconosce che il male si nutre di indifferenza e di pigrizia (“Create lo schifo e lo schifo vi protegge, perché fa chiudere gli occhi”), ma intravvede una luce, derivante da una “forza nascosta”, quella che ha permesso a Sophie Scholl di ribellarsi e a tanti altri ebrei di denunciare e di farsi memoria vivente.

Se è vero che è la miseria umana a generare il Male, è anche vero — sembra suggerire Massini in chiusura — che è fondamentale affidarsi a chi denuncia, a chi cerca la verità, a chi ha la forza della memoria, per far sì che una grigia e stantia piccolezza non prevalga e che tragedie come l’Olocausto non si ripetano.

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