La buona letteratura viaggia in treno
Definire Repertorio dei discorsi da treno non è semplice: non è un romanzo o un saggio, né tantomeno una raccolta di racconti in senso stretto.
Il nuovo libro di Gianvittorio Randaccio — già piacevolmente scoperto con Il trequartista non sarà mai un giocatore completo — è piuttosto un compendio di comportamenti e situazioni che prendono forma e si sviluppano tra i binari e gli scompartimenti di un treno.
Protagonisti sono gli studenti, i pendolari, i turisti, i viaggiatori, in pratica tutti coloro che, aspettando o prendendo il treno, sono sospesi tra un prima e un dopo: Randaccio immortala così le coordinate di un non-luogo per mostrarci uno spaccato della nostra natura.
Nei centododici discorsi di cui veniamo messi a conoscenza, ci siamo dentro tutti.
Compaiono cento e più vite, con le loro miserie e debolezze, le invidie e i vaneggiamenti, gli scherzi e le aspettative; si parla di calcio, di famiglia, di lavoro, di amore, di religione.
C’è il bambino che desidera andare a trovare i nonni in macchina, ma la mamma gli spiega che non ha la macchina e che deve avere pazienza; c’è un cubo di Rubik che diventa argomento di discussione; ci sono controllori solerti e viaggiatori distratti oppure troppo ansiosi; ci sono capannelli di colleghi e studenti alle prese con i massimi sistemi.
Possiamo solo immaginare a quale labor limae abbia fatto ricorso l’autore per scremare la ridda di voci e circostanze che lo hanno rapito in questi anni.
Di certo, come diceva Troisi, per fare un film (o scrivere un libro) non basta guardarsi intorno, altrimenti i vigili urbani sarebbero tutti Ingmar Bergman. Per questo motivo, e fatte le debite proporzioni, Randaccio non è un osservatore qualunque (e nemmeno un vigile urbano, ça va sans dire), ma un testimone attento e scrupoloso che non giudica, che si affianca ma non si sovrappone, che comprende ma non prevarica.
In un vorticoso susseguirsi di suggestioni e digressioni, viene dunque scattata un’istantanea dell’Italia odierna che, attraverso centododici micro-romanzi, si lascia guardare con passione e precisione entomologiche.
Dopo aver presentato la sua visione laterale del calcio, Gianvittorio Randaccio posa quindi il suo sguardo acuto sul treno e ciò che gli sta intorno, confermando la già apprezzata capacità di registrare e riportare, con tono umoristico, tutte le nostre ossessioni e contraddizioni.