La fantapolitica di Jack London

Letteratume
2 min readJun 8, 2021

Come tutti i grandi scrittori Jack London ha la vista lunga e, già nel 1907, anticipa le brutture dei totalitarismi novecenteschi scrivendo un romanzo distopico e antitotalitario.

Il tallone di ferro è la storia del filosofo rivoluzionario Ernest Everhard, di sua moglie Avis, voce narrante, e della loro battaglia senza requie per difendere i diritti del proletariato dai soprusi della plutocrazia negli Stati Uniti di inizio Novecento.

Pur conoscendo la fine dal principio — il manoscritto viene ritrovato sette secoli dopo in una nuova era umana e politica — ci si immerge in una narrazione avvolgente, scandita da due tempi: quello del pensiero, affidato alle dissertazioni e agli scontri verbali del leader Ernest, e quello dell’azione, caratterizzato dalla cronaca delle rivolte.

L’annoso scontro tra le oligarchie imperanti e i semi del nascente Partito Socialista degli Stati Uniti d’America innerva l’intero romanzo, contrapponendo l’asfissiante e subdola protervia del “tallone di ferro” all’idealismo attivo e utopistico del protagonista.

Diritti e privilegi, tumulti e violenze, bombe e repressioni: non manca nulla a questa storia (qui riproposta nell’edizione Oscar Mondadori con l’ottima traduzione di Sara Sullam e l’accurata postfazione di Cinzia Scarpino), compresa una convincente base sociologica e filosofica.

L’autore di capolavori come Martin Eden e Jack London è dunque riuscito nel non facile compito di leggere in filigrana i grandi movimenti della storia lasciando ai vinti la possibilità di (ri)scriverla.

Precursore del genere fantapolitico in cui svetteranno 1984 e Complotto contro l’America, Il tallone di ferro si presenta come la quintessenza dell’immaginazione che, a distanza di un secolo, regala (o dovrebbe regalare) ancora spunti alla classe politica e alla società civile.

«In principio, questa terra, un palco così carico di dolore

Da provare disgusto a ogni cambio di scena.

Ma abbiate pazienza. Il nostro drammaturgo mostrerà

Nel quinto atto il senso di questa folle recita.»

--

--