La Grecia degli ultimi vista da Ikonomou
L’Atene antica e ospitale, calda e ancestrale, diventa luogo di fuga. Non più concentrato emotivo di attese e ambizioni, ma trampolino di lancio verso una piccola isola dell’Egeo che si rivelerà ostica e infida, e portatrice delle stesse contraddizioni della capitale.
Si presenta così Dal mare verrà ogni bene di Christos Ikonomou, tradotto da Alberto Gabrieli per elliot, libro uscito nel 2016 a ridosso dell’apice della crisi economica che dilaniò la Grecia. Il fulcro della narrazione sono le vite normali di persone normali che, attraverso la metafora del mare, cercano il loro posto al sole.
Quattro racconti, quattro protagonisti, ciascuno con la propria storia e il proprio portato umano e simbolico. Tassos, che lotta per “rimanere un essere umano”, Chronis che riflette sul significato della violenza, Lazaros che si interroga su una condizione innaturale di non più genitore e infine Stavros, Ártemis e il loro aquilone.
L’intento comune è che dal mare arriverà ogni bene, ogni tenue filo di speranza potrà snodarsi solo dall’orizzonte, un orizzonte fatto di incertezze e sogni, dubbi e aspettative.
Come nel precedente lavoro Qualcosa capiterà, vedrai Ikonomou ci rende partecipi di storie tragiche e tenere, ribelli e amorose che scorrono via veloci e delicate, mettendoci di fronte ai nostri fantasmi, a quelli evocati piuttosto che a dei problemi reali che sono sempre esistiti.
Gli ultimi di Ikonomou lottano con fiducia e convinzione, si appoggiano al sacrificio e alla speranza, e ambiscono a ottenere quegli scampoli di libertà che ogni essere umano merita.
«Così sarà. Dal mare verrà Petros. Di sicuro. È l’unica cosa certa. Non può essere altrimenti. Di sicuro da lì verrà.
Il bene verrà dal mare.»