La storia di Prince
Prince Ani Guibahi Laurent Barthélémy era il suo nome. Anzi, è il suo nome.
Perché la storia di Prince, morto il 7 gennaio nel vano del carrello del volo Air France Abidjan — Parigi, ottiene dignità e verità grazie all’impegno di Chiara Alessi ed è grazie a questa tenace giornalista che possiamo conoscere e tramandare una storia anche a nome di tutti quelli che non ne avranno mai una.
Prince. Il corpo del figlio è un racconto assurdo, tragico, doloroso, nato solo apparentemente per caso, ma in realtà fortemente voluto da una persona che, nonostante la tragicità, ha avuto la forza di tessere un fitto e delicato dialogo con Marius Ani Oulakolé, padre del ragazzo scomparso.
Il risultato è un virtuoso effetto domino che ha fatto emergere, tra mille difficoltà, il coraggio, la solidarietà e i nobili intenti delle parti coinvolte.
A partire dall’editore People che si fa megafono di una vicenda che ha del “clamoroso”, del “sensazionalistico” solo quando funziona da breaking news da dare in pasto a politici e opinione pubblica affamati di facili letture, comodi stereotipi, carità pelose. Passando per il sindaco di Parigi Hidalgo, la Comunità di Sant’Egidio e altri fedeli compagni di viaggio. Fino ad arrivare appunto a Marius, il padre di Prince, che mantiene saldo l’orgoglio e si lascia travolgere da una poetica emozione quando restituisce i più bei ricordi del figlio perduto nella parte finale del libro.
Motore, collante, ponte di tutto è Chiara Alessi e quell’insopprimibile bisogno, ricordato nell’introduzione da Giuseppe Civati, di volerne sapere di più e di voler rendere giustizia alla famiglia del giovane ivoriano.
Nel congiungere idealmente l’Europa e l’Africa, l’autrice va strenuamente alla scoperta del mondo di Prince, accorgendosi che tutto ciò che accade dall’altra parte del mondo deve essere rivisto con un nuovo sguardo a costo di tenersi costantemente “l’imbarazzo appiccicato addosso”: le persone che vivono nelle baracche, che chiedono alla migrazione un futuro, che sognano un domani diverso, d’improvviso si trovano private di tutto, semplici “NN”, che oltre a numerosi espropri materiali ne subiscono ogni giorno altrettanti di natura morale.
La volontà di narrare una storia unica è anche la necessità di trasmettere una memoria, di non lasciare senza voce quel grido dell’Africa che arriva dal profondo, ma che spesso viene respinto dalle onde del mare o da poche ingiuste righe di cronaca.
Un’odissea fatta di tentativi di raggiro, complotti, intrighi, paure e diffidenze rischieranno spesso di mandare all’aria l’unica missione che abbia un senso: permettere a Marius di riabbracciare il corpo del figlio.
In quel corpo ci sono le speranze di coloro che sono costretti ad abbandonare la propria terra e di coloro che non vorrebbero lasciarla, ma soprattutto di tutti coloro che si impegnano a ricordare cos’è l’umanità.