Le migliori 22 letture del 2022 (sindacabili).

Letteratume
11 min readDec 19, 2022

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Quello che si era presentato come un anno di ritorno alla normalità si è trasformato da subito in un nuovo anno eccezionale: prima la guerra (inammissibile), poi la carenza di materie prime e la crisi energetica (evitabili), dunque il persistere di battaglie per diritti alienati (sacrosante e fondamentali), la continua ribellione della natura (comprensibile) e infine, per quel che riguarda l’Italia, di nuovo elezioni (ma dai!).

Unico bene rifugio per capire e per evadere, il libro.

Ventidue sono le letture (sindacabili) che questo blog consiglia per lasciarsi traghettare dal 2022 al — chissà se normale — 2023.

Un po’ di poesia

Julio Cortázar non necessita di presentazioni, e nemmeno Sur, suo benemerito editore e faro della letteratura anglo e latinoamericana in Italia.

Se il libro è un’àncora di salvezza, la poesia è stata da sempre il buen retiro dello scrittore franco-argentino che anche in Salvo il crepuscolo, tradotto dall’editore Marco Cassini, non perde il gusto della sperimentazione alternando prosa e versi, frammenti e commenti e dimostrando che il vero genio non ha bisogno di etichette.

Grazie alla sua stessa voce fuori campo che tesse il filo rosso della narrazione, Cortázar affronta i temi a lui più cari, non ultimo l’impegno politico.

(Scriveremo la poesia un altro giorno / ora andiamo alla riunione, facciamo una colletta, / sono arrivati i compagni con le notizie, / devi per forza venire, vecchio mio).

Quello di Francesco Targhetta non è un libro politico nel senso stretto della parola, ma un volume di poesie esistenziali e indagatrici che dissezionano storie e umori di generazioni fragili e alle prese con un’epoca di passaggio.

La colpa al capitalismo (La nave di Teseo) ci parla di persone vulnerabili eppure vogliose di vivere e amare, di vite in cerca di evasione, di vecchi cellulari, di autovelox e restrizioni.

Data la colpa al capitalismo

a rimanere è un vuoto immenso

innocente non resta

che ciò che non è uomo

Voci che sono la tua

Che si tratti di narrativa o di saggistica, il tono di voce di chi scrive, fatto dalla somma delle sue esperienze e della sua sensibilità, dal suo stile e dalla sua storia, può determinare il successo dell’opera (e non ci riferiamo chiaramente a instant book di youtuber e biografie patinate di vip che affollano vetrine e scaffali di alcune librerie).

Ecco perché la dissacrazione del romanzo di formazione, operata con stile pungente e prosa inquieta da Veronica Raimo in Niente di vero (Einaudi), regala immense gioie al lettore.

A patto di accettare una madre invadente, un padre ossessivo, un fratello genio e una sequela di episodi che fanno ridere e piangere nella convinzione che non sempre la letteratura dice il vero (Manganelli docet) e che in ogni caso la nostra vita così come le pagine di Raimo possono essere dei sorprendenti specchi ustori.

Non meno urticante è la penna di Andrea Tarabbia, già Premio Campiello con Madrigale senza suono, che nel suo ultimo romanzo Il continente bianco (Bollati Boringhieri) prende spunto da Goffredo Parise e da raffinate e dotte citazioni letterarie per immaginare la nascita di un movimento di estrema destra il cui giovane e bellissimo capo seduce e plagia una matura donna borghese.

Sovversione ed erotismo, mistero e potere sono alcuni dei temi conduttori di una storia che accompagna personaggi e lettori sull’orlo dell’abisso di una Roma cupa e dolente.

Sul fronte europeo, principalmente a Berlino, si svolgono invece le vicende di Anna e Tom, giovani creativi alle prese con una vita scintillante e disimpegnata, sul cui fondo si innesta una patina di insoddisfazione.

Sono i protagonisti del romanzo Bompiani Le perfezioni, scritto da Vincenzo Latronico che, oltre a misurare con mano ferma il grado di disillusione di una generazione, ha saputo abilmente descriverne gli ambienti, gli oggetti, le luci, i colori, in continuità con Le cose di Georges Perec.

Altra voce inconfondibile è quella di Joshua Cohen, premio Pulitzer 2022 per la narrativa con I Netanyahu, tradotto per Codice edizioni da Claudia Durastanti.

Siamo di fronte alla libera e spassosa interpretazione della vera storia della famiglia dell’ex premier israeliano, raccontata all’autore dal celebre critico letterario Harold Bloom, il cui alter ego Ruben Blum vedrà la propria vita sconvolta dal deflagrante arrivo di uno studioso israeliano (Ben-Zion Netanyahu) e della sua chiassosa famiglia.

Il risultato è una irriverente commedia che mette alla berlina il mondo accademico e quello religioso, il sionismo e i problemi identitari.

Sguardi lucidi e penetranti sono anche quelli di Francesco Costa e Paolo Mossetti, due giornalisti che provano a ribaltare consolidati punti di vista su due affascinanti aree del pianeta, operando un competente e gradevole lavoro di reportage.

Il primo, vicedirettore del Post e ideatore del podcast Morning, ricorre alla sua approfondita conoscenza di cose americane per spiegare, in California (Mondadori), la trasformazione della terra promessa (progresso, democrazia, spettacolo) in luogo da cui fuggire a causa delle crescenti disuguaglianze, delle insospettabili discriminazioni razziali e di una qualità della vita in calo vertiginoso.

Attraverso una scrittura nitida e coinvolgente, Costa ricostruisce un resoconto inedito che diventa automaticamente un prezioso monito per la nostra Italia.

In Appugrundrisse (minimum fax) Mossetti scrive per Napoli un affresco antropologico e socioeconomico in cui camminano paralleli l’appucundria e i Grundisse di Marx, e in cui si dimostra che la pessima reputazione, figlia di sporcizia e malaffare, può essere sovvertita da cultura, identità e intraprendenza.

Il sogno, tutt’altro che americano, sarebbe quello di generare dei flussi centripeti che portino a riapprezzare e ripopolare questa splendida città. Il quadro d’insieme vede alla fine una metropoli ambivalente e isterica, che ha sempre un piede nel passato e non sempre lo sguardo dritto e aperto nel futuro.

Dal caldo al freddo

Dalle roventi coste del Mediterraneo alla ghiacciata calotta polare il passo è breve.

A renderne l’approdo così immediato è l’essere umano, non nella sua veste di esploratore o innovatore ma dietro le truci sembianze di predone che intende mangiarsi pezzi di natura, cultura e umanità.

La linea fragile di Alex Giuzio (Edizioni dell’Asino) affronta la questione dell’erosione costiera del nostro Paese: massificazione turistica e urbanizzazione dei litorali rendono la difesa ecologica un problema urgentissimo.

L’impreparazione e l’ignavia della classe politica non fanno ben sperare anche alla luce del fatto che in gioco ci sono il futuro dei nostri figli e la ricchezza del nostro ecosistema.

Chi invece il futuro rischia ogni giorno di non vederlo sono i migranti che fanno rotta nel Mediterraneo, diventato da anni tragico teatro di morte e disperazione.

È qui che si sono dati appuntamento alcuni amici che, animati da un afflato umanitario e da un mai sopito senso di giustizia, hanno creato ResQ People, imbarcazione di 39 metri che è salpata nell’agosto 2021 per salvare vite.

Il libro ResQ scritto da Alessandro Rocca per People è il resoconto della teoria che si fa pratica, dell’idea che diviene realtà grazie all’unione di competenze e buona volontà di tanti cittadini italiani.

Arrivati all’Artico scopriamo invece, grazie all’ottimo saggio di Marzio G. Mian, Guerra bianca (Neri Pozza), che in questo pezzo di mondo si consumerà l’ultimo atto della guerra tra Nato e Russia.

Lo scioglimento dei ghiacciai ha accelerato la contesa per la conquista dell’unica area del pianeta non ancora sfruttata e che è depositaria di preziose risorse come idrocarburi, minerali, pesce, nuove rotte strategiche.

Attraverso un reportage fitto e ricco di testimonianze esclusive, l’autore mette in guardia sulle nefaste conseguenze dell’innalzamento degli oceani e dell’ingordigia americana.

Se l’uomo è capace di uccidere e depredare, chiediamoci ancora una volta chi è. Chi siamo.

In Noi, umani (Iperborea, traduzione di Elisabetta Svaluto Moreolo) Frank Westerman ci accompagna sulle tracce dei nostri antenati, interrogandosi su cosa ci renda geneticamente umani e su come è cambiata nei secoli la percezione di questo nostro status.

Viaggiando, prendendo appunti e passando al setaccio teorie e dibattiti scientifici, l’autore scrive delle bellissime pagine di letteratura di viaggio, non disdegnando sconfinamenti nel terreno del gonzo journalism.

Diritti e rovesci, delitti e rivolte.

Restare umani è fondamentale.

Lo si resta anche occupandosi di cosa accade agli altri esseri viventi, animali in primis.

Capitalismo carnivoro di Francesca Grazioli (il Saggiatore) mette in luce la possibilità che la rivoluzione cominci in tavola attraverso la riduzione del consumo di carne, e lo fa smascherando incongruenze e storture dell’industria alimentare (il 70% delle terre agricole coltivabili del pianeta sono dedite allo sfruttamento animale, mentre il più grande mattatoio del mondo macella 36.000 maiali).

Attraverso nuove scelte e rinnovate consapevolezze l’individuo si desta e decide di ribellarsi.

Una ribellione attende anche Taddeo, trentaduenne pingue e timido che ama Camus e odia i soprusi.

Protagonista di Taddeo in rivolta di Stefano Amato (Marcos y Marcos), immagina di fare piazza pulita di ogni forma di prepotenza e soprattutto della sua nemesi Gioacchino Spagna (bullo omofobo di Cirasa), e prende così coraggio per progettare il delitto perfetto e ritrovare sé stesso.

Con una lingua arguta e brillante, Amato mette in scena una commedia esistenziale che ci spinge a cercare le barriere che dividono bene e male.

Una sete di giustizia, mai fine a sé stessa e mai sommaria, accomuna anche i protagonisti di Che razza di libro! (NN editore, traduzione di Valentina Daniele) scritto da Jason Mott: un duetto prima/terza persona fra uno scrittore sognatore e spesso sbronzo e un bambino “nerissimo” che aspira all’invisibilità.

I percorsi paralleli e il loro fatidico incontro creano un effetto straniante: ferocia e commozione si sposano dando vita a una storia simbolicamente forte che affronta il tema del razzismo e della discriminazione con stile asciutto ed esilarante.

Se si parla di diritti, non si può non pensare a ciò che accade in Iran, teatro di rivendicazioni da parte delle donne che scendono in piazza contro i soprusi del regime.

Nel libro del giornalista tedesco Stephan Orth, intitolato L’Iran dietro le porte chiuse (Keller editore, traduzione di Melissa Maggioni), scopriamo un paese ricco di storia e di contraddizioni, in cui coesistono la teocrazia visibile a tutti e le vite intime che provano a godere di sentimenti universali ma di fatto illegali.

Ne viene fuori un reportage colorato e illuminante che ci invita indirettamente a non dare mai nulla per scontato.

Tra riso e menzogna, umoristi e impostori

Per non fargli torto, non diremo che nel 2022 si è celebrato il centenario della nascita di Giorgio Manganelli, visto che il nostro puntava ai millenari.

Non si può tuttavia far finta di niente e bisogna notare che nella messe di contro-celebrazioni, l’editore Quodlibet, con la curatela di Marco Belpoliti e Andrea Cortellessa, ha ripreso, ampliato e rielaborato il numero della rivista Riga uscito nel 2006.

Il volume risulta ora arricchito da apparati critici, da scoperte e ritrovamenti che rendono ancor più giustizia al Manga, “scrittore che ha pubblicato più da morto che da vivo”.

Se la coerenza della letteratura nasce dall’assenza di sincerità, allora bisogna consegnarsi a uno splendido impostore, il commediografo francese Sacha Guitry, di cui è uscito per Adelphi Memorie di un baro (traduzione di Davide Tortorella).

Impertinente e vanitoso, lepido e talentuoso, oltre a una sterminata mole di celebrate opere teatrali Guitry ha lasciato questo romanzo intriso di humour nero e cinismo, che ha l’innegabile fascino di una traversata esistenziale destinata a celebrare il piacere del gioco.

Il piacere dell’affabulazione si mantiene vivo anche nel quartiere Testaccio, teatro di storie comiche e fantastiche, che sono la spina dorsale di Ridondanze di Paolo Morelli (Exòrma edizioni).

Per non perdere il treno della creatività, uno scrittore solitario si sintonizza per salvare e tramandare ciò che ha ascoltato, consegnando all’eternità un pittore in disgrazia, un genio a colazione, un tizio scorbutico e sfortunato, uno scrittore ecologista frustrato e l’improbabile Carmine il barbiere, che ragiona di sbieco e allo stesso modo taglia le basette.

Cosa c’è di vero, dunque, nelle storie? Lecito domandarsi quanto ci sia di leggendario nelle opere extra-cinematografiche di Bill Murray, raccontate in L’arte di essere Bill Murray di Gavin Edwards (Blackie edizioni, traduzione di Michele Martino).

Abbandonati i panni di Ghostbuster o di stralunato protagonista dei film di Wes Anderson, Bill si imbuca alle feste, fa regali e beneficenza, improvvisa discorsi alla Casa Bianca e mangia patatine fritte dai pacchetti degli sconosciuti.

Vita, stramberie e pensiero di questo bravissimo attore servono anche al lettore per avere una bussola “laterale” nei momenti di difficoltà quotidiana.

Dal patinato — ma neanche tanto — mondo hollywoodiano si passa al meno patinato mondo televisivo italiano con un libro meravigliosamente caustico, La riunione, scritto dall’autore televisivo Pietro Galeotti (Feltrinelli) e insignito del Premio Satira Forte dei Marmi per il libro.

In forma di memoir Galeotti ricorda i primi passi, le amicizie, i successi e gli insuccessi, impresari improbabili, star capricciose e intanto, mentre la riunione continua, pianifica il suo funerale ligure aggiornando la conta dei presenti. Il tutto condito da ironia al vetriolo.

Se si parla di tv non si può infine che approdare a Valerio Lundini, reso celebre dalla “Pezza” messa su Rai2 a partire dal 2020 (ma i più attenti lo ricorderanno già incursore in 610 con Lillo & Greg e tastierista dei VazzaNikki).

Il suo Foto mosse di famiglie immobili (Rizzoli Lizard) non è l’instant book di un comico, innanzi tutto perché Lundini non è un comico ma un fine fantasista (originale, spiazzante, quasi situazionista) e in secondo luogo perché i racconti di questo volume sono autentiche perle di letteratura umoristica che, fotografando tic e manie, ossessioni e aspirazioni, lasciano segni magicamente indelebili.

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