Le parole di Marco Balzano

Letteratume
3 min readMar 4, 2019

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Le parole sono importanti. Dove nascono e cosa raccontano.

Mai titolo poteva essere più profetico in una fase storico-politica in cui la bulimia comunicativa regna sovrana relegando troppo spesso nel dimenticatoio lo stile e l’eleganza.

In questo breve ma denso saggio, edito da Einaudi, lo scrittore e insegnante Marco Balzano parte dal principio secondo cui “se ogni sapere è fatto di parole, una scuola uguale per tutti deve trasmettere con la stessa cura le parole di ciascun sapere” e individua così nello studio dell’etimologia la chiave di volta per capire il mondo circostante e per orientare al meglio le nostre parole e i nostri comportamenti.

«Quando ci raccontano un’etimologia, qualcuno ci svela cosa c’è dentro la parola e da semplice referente la trasforma in un mondo da esplorare, un mondo pieno di elementi che erano sotto i nostri occhi ma che non avevamo mai notato. Proviamo un entusiasmo immediato perché riconosciamo qualcosa che non sapevamo di sapere. Tutto questo lo avremmo potuto cogliere se avessimo osservato di più, se avessimo messo la parola in controluce per vederne la filigrana.»

Con una prosa piacevole e circostanziata, vengono quindi esaminate dieci parole di uso comune, portatrici di valori universali e per questo scandagliate non solo nei rispettivi significati ma soprattutto nella loro maggiore o minore aderenza all’attuale contesto politico e linguistico.

Da divertente (si diverte chi ha audacia e curiosità e sa prendere una direzione diversa) a contento (“colui che sa gustare l’equilibrio costruito”) passando per felicità (“una parola di cristallo”) e social (“per l’uomo davanti allo schermo sono state confezionate parole che non ne rispecchiano la solitudine ma che ne scacciano il fantasma”), Balzano traccia perciò una linea di demarcazione tra usi e abusi di significato, mettendo in mostra i pericoli derivanti dal parlar male.

Allo stesso modo confine (“non disconosce alterità e identità, semplicemente non le considera limitanti”) e memoria (quella artificiale predilige l’accesso al progetto), fiducia (“la sua conquista è il frutto di un paziente scambio”) e Resistenza (“una parola che ammonisce ricorda”) necessitano di una manutenzione che ne preservi l’etimo originario lasciandone intatta tutta la carica “rivoluzionaria”.

Per concludere, parola e scuola sono tra le più incisive: la prima in quanto “vocabolo assoluto” che può assolvere funzioni pratiche e poetiche, ma che deve essere sempre comprensibile; la seconda — e qui siamo tra le pagine più intense e belle del libro — perché rappresenta prima l’educazione e poi l’istruzione, perché è un gioco, un riposo, una vacanza, “che abbiamo il dovere di riempire di sapere e virtù”.

Queste dieci parole, se adoperate con cura e dedizione, dovrebbero pertanto accompagnarci nel quotidiano contribuendo a definire quella che Marco Balzano definisce “un’idea di civiltà”.

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