Leïla Slimani testimone del nostro tempo

Letteratume
3 min readAug 22, 2020

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«Come possiamo spiegare ai nostri figli che combattiamo i barbari, se ci alleiamo con gente che crocifigge gli oppositori e lapida le donne? Come possiamo spiegare loro che ci uccidono per i nostri valori di libertà, femminismo, tolleranza, amore per la vita umana, se nemmeno noi siamo in grado di difendere questi valori?»

Se fare letteratura vuol dire prendere parte, allora Leïla Slimani è tra i pochi ad essere seriamente in prima linea nel combattere odio e fanatismo, affinché prevalgano libertà e cultura.

Il suo pamphlet Il diavolo è nei dettagli, uscito nel 2016 e da poco dato alle stampe da Rizzoli con la traduzione di Elena Cappellini, va proprio nell’ambiziosa e feconda direzione di intrecciare vissuto pubblico e personale, per dimostrare che i più grandi e traumatici eventi della società contemporanea possono essere spiegati e raccontati con lucidità e nitore espressivo.

Situandosi al confine emotivo tra Marocco e Francia, l’autrice di romanzi poderosi come Ninna nanna e Nel giardino dell’orco parte da piccoli dettagli che sono tuttavia esemplificativi di un mondo: profonde riflessioni sulla questione musulmana e sulle ossessioni di un anziano professore e altrettanto forti valutazioni sulle responsabilità della letteratura (nei paesi arabi ci sono ancora 60 milioni di analfabeti su 280) si sposano alla perfezione con note autobiografiche e con il memorabile j’accuse “Integralisti io vi odio”, uscito all’indomani dell’attentato al settimanale satirico Charlie Hedbo.

I sei scritti, apparsi negli anni sul settimanale Le1, testimoniano il costante impegno culturale dell’autrice, da sempre attenta all’evoluzione dei fenomeni sociali e alle implicazioni nel mondo letterario: “È perché può dire tutto che la letteratura è una pratica tanto difficile. È perché non può accontentarsi di schematismi, generalizzazioni e luoghi comuni che è importante e fondamentale.”

Allo stesso tempo questi brevi saggi ne mostrano il coraggio nell’essere partigiana di valori senza tempo, come la convivenza fra fedi e il ripudio di ogni fanatismo (“Se questa è la modernità, allora non fa per me. Oggi esistono più musulmani che marche di automobili. E ognuno pensa di essere migliore degli altri. Ai miei tempi, non era così. Anche allora c’erano gli ebrei, che erano diversi. Ma non celebravamo forse le feste insieme a loro?”).

Con prosa asciutta e rievocazioni circostanziate, Leïla Slimani ha il merito di aver tratteggiato un onesto e appassionato spaccato dell’epoca in cui viviamo.

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