Ucronia: l’eterna lotta tra l’uomo e la Storia
Ogni nuova uscita di Emmanuel Carrère è un evento, un’epifania, una frenetica attesa, un’aspettativa ben riposta.
Perfino un libro come Ucronia, “ripescato” da scritti giovanili e uscito lo scorso anno per Adelphi con la traduzione di Federica Di Lella e Giuseppe Girimonti Greco, non è sfuggito a questo tipo di ricezione.
Oggetto dell’affascinante minisaggio è il tempo e la sua inevitabile aura di sommo giudice: se temiamo il futuro, ci affidiamo al passato; se non siamo in grado di agire sul futuro, possiamo modificare il passato.
Segnando una netta cesura rispetto alle mistificazioni operate dalle dittature che puntano semplicemente a riscrivere la Storia occultando fatti e personaggi, Carrère si impegna a cambiare ciò che è accaduto, nel tentativo seducente e provocatorio di vedere l’effetto che fa.
Capostipite e “nomenclatore” di questo tentativo di scardinare certezze e visioni è stato Charles Renouvier nel 1876, il quale ha dimostrato che il motore del cambio di rotta storica può essere un credo filosofico, una religione, un rimpianto, una contestazione o, per riprendere uno scrittore caro a Carrère come Philip K.Dick, l’attrazione per gli infiniti mondi possibili.
Nel campo dell’ucronia si assiste alla sfida eterna tra la Storia e l’essere umano.
Se la prima non può non aver avuto luogo, il secondo fa di tutto per screditarla: chi ci assicura dunque “che la storia universale, dagli uomini delle caverne alle ultime elezioni amministrative, non sia una specie di gigantesco trompe-l’oeil, frutto di una cospirazione millenaria ordita da generazioni e generazioni di intellettuali che si sarebbero passati ininterrottamente il testimone, con lo scopo perverso di contraffare la realtà nel suo dipanarsi?”
In questa piacevole lettura, oltre a interpretare l’inedito ruolo di raffinato teorico, Carrère conduce il lettore anche nel retrobottega in cui sono nati I baffi e L’Avversario rafforzando l’idea che non c’è niente di più fragile della nostra identità, brodo primordiale di ogni forma di ucronia.
«I grandi uomini sono solo uno strumento, al tempo stesso necessario e intercambiabile. Se Napoleone non avesse vestito i panni del dittatore militare che imponevano le logoranti guerre della Repubblica, lo avrebbe fatto qualcun altro.»