Libri e l’arte di inciampare

Letteratume
3 min readJul 20, 2020

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Bookshelf Porn

Gli amanti della letteratura e delle sue molteplici digressioni e interconnessioni troveranno ampio godimento nel breve saggio di Marco Filoni, Inciampi. Storie di libri, parole e scaffali pubblicato nel 2019 da Edizioni Italo Svevo nella pertinente e curatissima collana Piccola biblioteca di letteratura inutile.

Sono proprio quelle improvvise e imprevedibili “diversioni”, che prendono il nome di inciampi, ad animare un testo che, tra spunti laterali e inusuali accelerazioni, regala perle e curiosità che uniscono Sudamerica e Mitteleuropa, nomi noti e meno noti, metodo e fantasia, sesso e amore.

Sì, perché tra ordine della biblioteca (Calasso docet) ed elogio della traduzione, si arriva a parlare di sentimenti e ossessioni: nel primo caso le affinità “non elettive”, come spiega Alberto Manguel, servono a sovvertire qualsiasi percorso alfabetico e tematico, lasciando libero il bibliofilo di perdersi e ritrovarsi in modo casuale tra gli scaffali; nel secondo è bene ricordare, come fa Filoni, che la traduzione è come il sesso, perché “ha un lato meccanico, noioso, faticoso e perfino scomodo; e uno poetico e molto appagante, erotico e seducente”. Come non pensare quindi all’affascinante fenomeno del “Bookshelf Porn” inaugurato nel 2009 dal blog di Anthony Dever: migliaia di foto scattate da guardoni e amanti dei libri che celebrano così l’adorazione del loro feticcio.

Tra un inciampo e l’altro c’è poi spazio per il silenzio e per la consistenza: due modi apparentemente opposti di intendere il rapporto con l’altro, con il sapere, con la lettura e i libri. Il dottor Sonne che, con il nome di Avraham Ben Yitzhak scrisse undici poesie per poi arrestare per sempre la propria creazione letteraria, è un emblema di inciampo esistenziale, diventato tuttavia fonte di fascino in grado di stregare Canetti, Joyce, Musil, Schnitzler, Broch. Al pari di quest’uomo colto e noto per il suo silenzio, c’è Nicolás Gómez Dávila, filosofo e scrittore colombiano che, grazie ai fulminanti aforismi, ha fatto della consistenza la sua ragione di vita e di scrittura (“ciò che non è frammento è inganno”).

Cosa vuol dire dunque incepparsi?

Lo spiega Filoni nelle prime pagine, quando tesse l’elogio di una letteratura fatta di “parole ambigue, disabitate, che possono diventare ostacoli, nei quali perfino i migliori narratori, prima o poi, finiscono per inciampare.”

Spetterà dunque al lettore che, intanto si sarà deliziato con Warburg, Calvino, Perec, Borges, Il professore e il pazzo e altre chicche letterarie, trovare un’armonia segreta.

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