Lunga vita al giallo letterario
Un giallo e la sua negazione. O forse il suo trionfo?
Notturno di Gibilterra di Gennaro Serio, vincitore del Premio Calvino 2019, gioca a creare scompiglio e a sovvertire le regole del genere, disseminando la trama di esche, rimandi, appigli, citazioni. Il risultato è un godibilissimo intreccio metaletterario che appassiona e tiene con il fiato sospeso mentre si è alla ricerca dell’assassino (o degli assassini).
Perché almeno un cadavere compare, sin dalle prime pagine, nella sala da tè del Grand Hotel Rogoreda di Barcellona: si tratta di Edmundo Murchison Eresgarulla, giovane intervistatore del Premio Nobel Enrique Vila-Matas e amante delle lettere. Sulle “loro” tracce arriva un detective che invece delle lettere è nemico e che si troverà, proprio a causa della sua alterità, ad essere subdolamente manovrato da presunti aiuti e reali sabotaggi tesi dalla sorella Soledad, medico legale e scrittrice in erba.
Il viaggio, psicologico prima ancora che geografico, ha una componente strettamente letteraria e un’indagine che avanza a colpi di calchi e acronimi, omaggi e allusioni narrative: si alternano così l’opera di Vila-Matas, l’inventore della Biro, Jarry, Perec, Joyce, il gotha dei detective letterari (tanto bizzarro quanto esilarante il campionato mondiale con tabellone tennistico), Nabokov e il poeta Héctor Licudi.
Il lettore, inebriato da un fecondo tourbillon di carteggi, interviste e riferimenti sofisticati, seguirà i passi del detective per poi trovare i primi indizi di pari passo con lo svolgersi del gomitolo di azioni ordite da Soledad. Ma forse nemmeno questo ha senso perché, dopo un lungo peregrinare, si arriverà a Gibramonte/Gibilterra dove si celebrerà la nascita (o la fine) del meta-giallo.
Con acume e maturità compositiva, Gennaro Serio si distingue per un romanzo d’esordio vivace e mai banale, poliedrico e armonioso e dotato di quel vibrante magnetismo che solo la grande letteratura riesce a dispensare.
«Il cadavere è stato esaminato da chi scrive molto tempo dopo il suo rinvenimento e dopo una prima autopsia effettuata dagli specialisti della polizia catalana. Questo breve resoconto dunque non si soffermerà sugli elementi inessenziali nè su dettagli già emersi in altra sede e che non presentino problematiche di sorta. In premessa riteniamo necessario chiarire che, pur non essendo difficile constatare le cause materiali che hanno condotto la vittima a morte, non può essere altrettanto immediato il riconoscimento di quei segni che assumono, in casi come questo, sfumature di significato indessicali (checché ne dica Beniamino Placido, per coloro che sapessero chi era).»