Milano: la capitale del capitale

Letteratume
3 min readJan 18, 2024

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La vera forza di una narrazione applicata a un luogo sta nel trasformarne l’immagine opaca e sbiadita, respingente e respinta, in un quadro etereo, affascinante, desiderabile. Per dirlo con una sola orribile parola: cool.

Quello che è successo a Milano ne è un esempio: prima dell’Expo 2015 era una città produttiva e frenetica ma grigia che, dopo un opportuno e profondo maquillage economico e architettonico, è diventata una metropoli europea affascinante e rutilante, ambita da cittadini, istituzioni, turisti e investitori.

Lo spiega con argomentazioni stringenti e fulgidi esempi Lucia Tozzi nel suo L’invenzione di Milano. Culto della comunicazione e politiche urbane, edito da Cronopio. La tesi dell’autrice, giornalista e studiosa di politiche urbane, è che una massiccia campagna di marketing e il ruolo pervasivo della finanza abbiano favorito la metamorfosi di Milano, creando l’immagine di una megalopoli capitale del lusso (e del capitale).

Questo illuminante pamphlet ha avuto il merito di creare un dibattito anche all’interno della stessa sinistra, tanto complice quanto artefice del miracolo meneghino: da un lato gli strenui difensori del modello di sviluppo urbanistico-finanziario rivendicano il riposizionamento internazionale di un territorio; dall’altro i critici della globalizzazione mettono in evidenza le storture della nuova era post-industriale.

Come si può definire green una città che vanta tassi di cementificazione fuori da ogni logica? Come si può definire “inclusiva” una città a misura di ricchi che espelle il ceto medio, costringendolo a migrare fuori dalla cintura cittadina per poi tornare a spendere i danè negli eventi alla moda? Come si può definire sostenibile un modello socio-culturale che punta tutto sul combinato disposto moda-design-Real Estate?

Sono questi e altri interrogativi, oltre ai notevoli spunti di riflessione offerti (troppo privato, poco pubblico; edilizia popolare che diventa social housing; welfare annacquato e gentrificazione), a costituire l’ossatura di un saggio che dovrebbe essere letto in primis da chi ama Milano.

Perchè se è vero che alcune scelte urbanistiche sono rivedibili, è altrettanto pacifico che il comune e quindi la politica non possono venir meno a una missione etica e finanche strategica, dando in pasto le risorse culturali e il welfare a una fatua autocelebrazione.

Quindi ben venga il progresso ma ancor più necessari sono intellettuali come Lucia Tozzi che sollevano questioni e rimarcano differenze con l’obiettivo dichiarato di migliorare la società senza lasciarsi assoggettare da un’unica narrazione.

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