Nicola Chiaromonte: storia di un eretico controvoglia

Letteratume
2 min readJan 17, 2022

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Appartenente a quella schiera di intellettuali critici e dissenzienti, non allineata ad una delle due parrocchie novecentesche (comunista o democristiana), Nicola Chiaromonte non ha goduto nel tempo della giusta fama e della doverosa considerazione.

Prima che arrivasse il sacrosanto Meridiano Mondadori curato da Raffaele Manica, “Lo spettatore critico”, pubblicato in occasione dei cinquant’anni dalla morte che cade il 18 gennaio 2022, tra i pochi ad aver tratteggiato un profilo accurato dello studioso lucano è stato Filippo La Porta con il suo Eretico controvoglia, uscito da Bompiani nel 2019.

Lo stesso titolo e il sottotitolo, “Una vita tra giustizia e libertà”, riassumono in maniera fulgida i capisaldi dell’azione politica e culturale di Chiaromonte che, di famiglia cattolica e formatosi antifascista, intendeva scoprire le basi di una sinistra libertaria che combattesse ogni settarismo e dogmatismo, di fatto una sinistra che, vista la temperie storica, diventava antistalinista e dunque anticomunista, oltre che post-marxista.

Il suo girovagare tra Spagna (combattendo nella Guerra Civile), Marocco, Francia e Stati Uniti d’America lo mise in contatto con pensatori come Camus, Arendt e Malraux, anche se il suo riconosciuto mentore resterà il socialista libertario Andrea Caffi.

Non solo la politica, dunque, ma anche il teatro, la letteratura, l’economia, la società dei consumi, i rapporti umani, vengono passati al setaccio nel pensiero di Chiaromonte, che mette in risalto la resistenza a ogni forma di pensiero dominante e l’evocazione di un modo di vivere razionale e dalla schiena dritta.

La stessa militanza nella compagine antifascista “Giustizia e libertà” e la fondazione della rivista “Tempo presente” con l’amico Ignazio Silone non furono scevre da contraddizioni e incomprensioni, possibili spiegazioni del mancato riconoscimento del ruolo di Chiaromonte nel Novecento italiano. Maggiore fama gli verrà tuttavia tributata all’estero, per cui ancora una volta nemo propheta in patria.

Laicità, umanità, umanesimo, eclettismo, razionalità sono solo alcune delle parole chiave per ritrovare intatte l’originalità e soprattutto l’attualità della sua scrittura, che escono ulteriormente rafforzate sia dalla lettura del testo di La Porta sia da quella dell’ottimo e meritato Meridiano.

«C’è posto per il Fanatico, e per il Cinico. Solo chi vuol essere se stesso ne resta escluso: l’eretico».

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