Nostra cara editoria

Letteratume
4 min readDec 8, 2019

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Patrick Tomasso

Quale occasione migliore della Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria “Più libri più liberi” per fermarsi a riflettere, libri alla mano, sullo stato dell’editoria e sul nostro stato di bibliofilia?

Oltre 500 editori, migliaia di presenze (scolaresche incluse), decine di dibattiti: tutto questo è stato o sarà sufficiente per invertire la rotta del refrain “un italiano su due non legge”? Alle tavole rotonde e agli addetti ai lavori l’ardua sentenza.

Ciò che resta a noi bibliofili è l’atmosfera, la ricchezza espressiva e di proposte, l’entusiasmo e la competenza di chi prende parte a questa “filiera”, ramo nobile dell’industria culturale.

Moderni aruspici di carta e silicio proviamo dunque a interrogare alcuni libri/ebook che rispondano o diano nuova linfa ai nostri quesiti.

Cosa vuol dire essere editore

In un Paese in cui sono attive circa 5.000 case editrici (825 in più rispetto al 2010) e in cui si pubblicano quasi 80.000 titoli all’anno (fonte: Rapporto sullo stato dell’editoria in Italia 2019 dell’AIE), cosa vuol dire essere editore?

Quale scintilla anima la gestazione di un libro, esiste un fuoco sacro che consenta di andare avanti anche con scarse remunerazioni?

Nell’accurato saggio L’impronta dell’editore, Roberto Calasso affronta questi ed altri temi, strettamente correlati alla nascita e alla feconda attività della sua Adelphi, casa editrice che ha fatto dell’eleganza e della riconoscibilità del marchio le sue cifre distintive.

Partendo proprio dalle origini e dal progetto condiviso con Robert Bazlen di pubblicare “libri unici”, Calasso ripercorre, attingendo al pozzo della memoria, le fasi più appassionanti di una storia nata nel 1962, alternando episodi personali e incontri con gli autori a considerazioni sul mondo editoriale e sulle sue finalità (come diceva Debussy della sua musica, la missione è “faire plaisir”).

In un appassionante viaggio che mette insieme Kafka e Joseph Roth, Nietzsche e Manuzio, Simenon e Cristina Campo, Kurt Wolff, Giulio Einaudi e Peter Suhrkamp, si resta affascinanti dalla profondità della storia e dalla capacità dell’autore di rendere l’editoria una “forma da studiare e da giudicare come si fa con un libro”.

Come lavora una casa editrice

Risvolti di copertina di Cristina Taglietti, giornalista del Corriere della Sera, è una finestra spalancata all’interno di quattordici case editrici italiane, osservate nella loro operatività e quotidianità, semplicità (alcune sono imprese artigianali o a conduzione familiare) e complessità.

Il dietro le quinte ha sempre qualcosa di affascinante, perché si può avere accesso ad ambienti misteriosi o semplicemente estranei: grazie a questo libro non solo veniamo finalmente a conoscenza di nomi e storie meno noti ma possiamo leggerne in presa diretta la fatica, il lavoro, la passione.

Ci addentriamo curiosi in dinamiche organizzative, in accenni di strategie editoriali, in sogni e progetti che scopriamo essere uguali da Bologna a Palermo, da Torino a Roma, fino ad arrivare a Milano, centro pulsante dell’editoria nostrana.

Sellerio, e/o, Mondadori, GeMS, Feltrinelli, Giunti, il Castoro, NN, L’Orma, Zanichelli, Il Mulino, Bao Publishing, Einaudi, la Nave di Teseo raccontano, ciascuno con le proprie specificità, successi, aspettative, nomi di punta, agire quotidiano.

Come si promuove un libro

Cosa accade al libro una volta uscito dalla tipografia è oggetto d’indagine di Ambrogio Borsani ne La claque del libro, un testo che, con metodo e passione, colma una lacuna nell’ambito della storia della pubblicità editoriale.

Alla stregua di altri prodotti e “prodotto culturale” per antonomasia, il libro deve affrontare ostacoli che si chiamano concorrenza e indifferenza, pertanto la promozione, il marketing, la pubblicità sono frecce all’arco degli editori.

In un gustosissimo excursus che parte da Gutenberg per arrivare a Rupi Kaur, abbiamo il piacere di scoprire il marketing ante-litteram applicato all’Encyclopedie di Diderot o di incontrare l’attacchino Simon Collat (quale nome migliore per uno che usa la colla, fa giustamente notare l’autore!), fino ad apprezzare, grazie a un ottimo apparato iconografico, il lancio di Fantomas, locandine futuriste e altre imperdibili affiche.

Tra più o meno indovinati testimonial e forme vagamente subdole di product placement letterario, si resta rapiti dall’opera di Borsani, tanto rigorosa e didascalica quanto gradevole e coinvolgente.

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