Paolo Albani e l’elogio del nulla
È possibile scrivere qualcosa sul nulla? O è più facile scrivere nulla su qualcosa?
Lasciando da parte rovelli sofistici, Paolo Albani si è rimboccato le maniche e si è preso la briga di scovare le più autorevoli e cristalline spiegazioni del nulla, vergando un libriccino niente male dal titolo Il complesso di Peeperkorn — Scritti sul nulla, pubblicato nel 2017 da Italo Svevo nella illuminante e profetica collana “Piccola biblioteca di letteratura inutile”.
Avendo in passato affrontato lingue immaginarie, mattoidi, mirabilie patafisiche e fantasmagorie oplepiane, Albani non ha avuto timore nel cimentarsi in un serrato corpo a corpo con il nulla e se di un “bel tacer non si è mai scritto”, perché esimersi dal non tacer sul niente?
Introdotto in esergo da un anonimo francese e da Tommaso Landolfi, il volume si apre con il tentativo non riuscito di leggere Jean-Paul Sartre e il suo titanico L’essere e il nulla (“alla fine non ci capii nulla”), impresa subito convertita nella lettura di Jaroslav Hašek e della più pertinente e tutto sommato imprevedibile Guida al nulla, felice elogio del turismo a costo zero (zero palazzi, zero fontane, zero reperti).
La trama ordita da Albani assume tratti storiografici, didascalici, filosofici tenuti insieme da un fil rouge di leggerezza e colto divertessement: si affacciano così sulla scena Dostoevskij e Manganelli, Queneau e Dario Fo, La Rochefoucauld e soprattutto il Peeperkorn della Montagna Incantata di Thomas Mann che dà il titolo al libro.
L’innata capacità di Peeperkorn di parlare senza dir nulla, molto cara a politici, calciatori, cantautori e a qualche scrittore (“ci sono certi scrittori che riescono a esprimere già in venti pagine cose per cui talvolta mi ci vogliono addirittura due righe”, così il sapido Karl Kraus), avverte il lettore che la concentrazione deve essere massima quando si parla di nulla.
Passando al setaccio proverbiali modi di dire e relative esemplificazioni (“chi troppo vuole nulla stringe” e “come se nulla fosse”), l’autore ci accompagna verso un finale provvisorio, visto che al nulla non si può porre fine, in cui sono protagoniste una telefonata misteriosa e straniante e una pagina bianca che assurge ad emblema risolutivo di un nulla che abbiamo e continueremo ad avere davanti agli occhi.