Planare leggeri sulla realtà

Letteratume
2 min readMay 13, 2020

--

Mettete insieme un protagonista stralunato, un “tutankamino”, una donna senza orecchio ma non per questo meno affascinante, un postino invadente, una ex persecutoria, una sgangherata compagnia di animali e comprimari, e volerete leggeri.

Sì, perché la storia di Anteo Aldobrandi, Il levitatore di Adrián N. Bravi, fa volare alto: non è solo la leggerezza pensosa di calviniana memoria, condita da un elogio del nonsense, ad arricchirne la trama, ma è anche la prosa giocosa e assurda, fresca e straniante.

Ma andiamo per ordine.

All’età di quattordici anni Anteo comincia a levitare e continuerà a farlo, seppure per pochi centimetri alla volta, ogni qualvolta le circostanze esterne lo richiedano. Ad aiutare il novello Giuseppe da Copertino ci sarà anche quel totem che è l’inseparabile dito imbalsamato del padre, ribattezzato appunto “tutankamino”.

L’arrivo di una busta verde pastello, recapitata da un postino insolente e ficcanaso, darà il via a un tourbillon di carte bollate, avvocati, processi e levitazioni verso il basso, nel senso che la pesantezza delle questioni in cui lo invischierà la sua ex moglie — “la questione Ginetta” come un macigno — impediranno ad Anteo di concentrarsi e decollare.

Come uscire da quest’incubo?

Dialoghi surreali, godibili digressioni, tecnicismi e dettagli che spaccano il capello ci aiuteranno a trovare la “dea ex machina” dove meno ce lo si aspetta, nascosta tra monte gerarchiche, deturgescenze e una scombiccherata comune di amici a quattro zampe.

L’affascinante lotta tra gravità e “sgravità”, asse portante dell’intero romanzo, ci permette dunque di seguire le vicende di Anteo Aldobrandi accompagnandone le levitazioni e facendo il tifo per il recupero di questa imponderabile energia cosmica.

L’unicità della scrittura di Bravi, già apprezzata nel recente L’idioma di Casilda Moreira, ci consegna una realtà fantasmagorica e onirica, tanto straordinaria quanto inquietante, che ci mette in guardia, con delicata ironia, su assurdità e paradossi delle nostre vite.

Unico rimedio: volare alto.

Si fa presto a dire levita, levita dài, che te ne importa.

--

--

Letteratume
Letteratume

Written by Letteratume

Spunti di lettura con leggerezza

No responses yet