Pomeriggio di un Nobel

Letteratume
2 min readOct 11, 2019

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Niklas Elmehed. © Nobel Peter Handke.

Peter Handke ha vinto il Premio Nobel per la Letteratura 2019.

Il clamore e la sorpresa delle prime ore hanno subito lasciato spazio alle prevedibili polemiche riguardanti le parole di appoggio dello scrittore austriaco al regime di Milosevic e la successiva partecipazione al funerale dell’ex leader serbo: episodi ed esternazioni risalenti al passato ma che non hanno ricevuto la giusta (e auspicata) condanna nel presente.

Restando ancorati all’opera di Handke, già sceneggiatore per Wim Wenders (Il cielo sopra Berlino e Prima del calcio di rigore) e autore di testi tanto intimisti quanto provocatori come Falso movimento o I calabroni, verrebbe da chiedersi cosa abbia pensato nel suo primo pomeriggio da Nobel.

E per farlo ci siamo affidati al suo Pomeriggio dello scrittore, una profonda riflessione sulla scrittura e sulla vita, che vede lo scrittore apparentemente alle prese con un tempo tranquillo e immutabile, ma in realtà impegnato in un viaggio che, senza soluzione di continuità, alterna realtà e fantasia.

Alla ricerca esistenziale dello “scrittore in quanto me”, il protagonista di questa breve elegia — Handke? Un suo alter ego? Uno scrittore tipo? — attraversa luoghi dai contorni sfumati, incontra visi improvvisamente nitidi eppure non sempre conosciuti, evoca ricordi intensi immaginando di riviverli: il tutto alla ricerca della parola perfetta in un’anonima giornata di dicembre.

La narrazione procede per scarti: momenti di apparente banalità si incrociano con sentimenti liberatori di innocenza, lunghi silenzi vengono interrotti da un semplice saluto. Uno spazzino, il fantasma di un gatto, la memoria di un bambino, Cechov o un gruppo di curiosi, si affacciano discreti nella vita-scrittoio dell’autore.

L’accorato soliloquio di Handke tocca temi eterni (la libertà, il senso della vita) e questioni socio-culturali (la timidezza, il bisogno di informarsi), oggettivati da un montaggio cinematografico che esalta la grazia del messaggio.

Non sappiamo con certezza cosa sia accaduto invece in questo pomeriggio d’ottobre e lo stesso Handke non ne fornisce un resoconto letterario, a meno che ciò che doveva scrivere il “suo” scrittore non lo abbia già impresso su carta.

«Sebbene non si fosse verificato nulla di particolare, aveva la sensazione di aver già vissuto abbastanza per quel giorno — di essersi assicurato il domani. Per oggi non aveva bisogno d’altro.»

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