Quattro lezioni di Umberto Eco

Letteratume
3 min readJul 24, 2019

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Migrazioni e intolleranza, pubblicato dalla Nave di Teseo, è un pamphlet che tiene insieme alcuni scritti e orazioni pubbliche di Umberto Eco: quattro lezioni da leggere e fare proprie per sentirsi europei e ancor più cittadini del mondo.

Il lascito di Eco è fortunatamente prolifico, così come provvidenziale è stata l’operazione dell’editore di condensare in un unico libretto i suoi interventi, proprio mentre la temperie storico-politica richiedeva con urgenza voci autorevoli ma non autoritarie.

Articoli, saggi, conferenze, tutto converge in un pensiero lungo e sempre lucido, in grado di indicare la rotta in anticipo sui tempi.

In questo senso risultano particolarmente illuminanti le riflessioni sulle migrazioni del Terzo Millennio e sulla felice ineluttabilità del meticciato, pronunciate in una conferenza tenuta a Valencia nel 1997: «Ebbene, quello che attende l’Europa è un fenomeno del genere, e nessun razzista, nessun nostalgico reazionario potrà impedirlo. »

A tal proposito — e qui la lezione di Eco si fa mirabile — viene operata una distinzione tra immigrazione e migrazione: il primo fenomeno si riferisce a una situazione circoscritta a pochi individui, come ad esempio i turchi in Germania o gli italiani in America, e può essere programmata politicamente; il secondo, progressivo e capillare, opera trasformazioni nel nuovo territorio (si pensi alle culture romano-germaniche e romano-barbariche) ed è fondamentalmente inevitabile.

A riprova che la contaminazione non deve far paura, altrettanto significative sono le analisi contenute nei capitoli sull’intolleranza (quella «selvaggia si batte alle radici, attraverso una educazione costante che inizi dalla più tenera infanzia (…), prima che diventi crosta comportamentale troppo spessa e dura. ») e sul Trattato di Nimega, primo vero atto di pace europeo il cui spirito deve servire a debellare “il fantasma di questa ossessione millenaria” che è appunto l’intolleranza.

Alla base di una reciproca comprensione c’è dunque la consapevolezza di «capire bene reciprocamente ciò che ci separa e accettare questa diversità»; il razzismo, ad esempio, si combatte anche con l’antropologia reciproca, ovvero lo studiare le altre cultura lasciandosi studiare e confrontandone gli esiti, in barba a qualsiasi forma di etnocentrismo.

Se la Storia è magistra vitae allora dobbiamo prendere atto che dietro i fondamentalismi e il temuto avvento di nuovi barbari ci sono pulsioni ataviche, che devono essere fronteggiate con la conoscenza, con lo scambio e con l’abbattimento di muri.

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