Recensione immobile di un libro in movimento

Letteratume
2 min readJan 30, 2023

Qualsiasi cosa si scriva su Valerio Lundini (arguto, intelligente, originale, non fa giochi di parole) rischia di cadere sotto la scure della retorica.

Perché, forse è già stato detto, la sua comicità è quanto di più antiretorico e antibarocco possa esserci in circolazione tra tv e dintorni, meritato risultato che nasce dall’intersezione tra un contesto comunicativo smaliziato e una proficua gavetta snodatasi tra fumetti, live (i VazzaNikki), Frassica, Lillo&Greg.

La consacrazione arrivata con il programma di Rai2 Una pezza di Lundini, dirompente corpo estraneo nella grigia programmazione televisiva, è solo parte di un percorso artistico che vede in Lundini anche un ottimo scrittore.

Foto mosse di famiglie immobili (Rizzoli Lizard), che arriva dopo il rutilante debutto di Era meglio il libro, non è l’instant book di un umorista ma una metacomica raccolta di racconti, in cui ironia e cinismo, comico e tragico convivono in maniera esemplare grazie anche a un linguaggio ricercato e sorprendente.

In ogni brano — dagli omaggi a Gigi Proietti al vademecum sulla canonizzazione, dallo smontaggio della retorica buonista al “kapò” Schulz come non lo abbiamo mai visto — si assiste a un precipitoso incedere di vuoti e pieni, alti e bassi, guizzi e irruzioni, che spiazzano il lettore creando un esilarante effetto di straniamento.

Che sia la storia di un disadattato (“Puscita”) o dei figli dei Beatles (“Here comes the son”), che la trama si snodi su un Frecciarossa (“Carrozza 4, posto 27d”), al concerto di Brunori (“Tappi”) o in un centro commerciale (“Milanofiori”), l’umorismo surreale è garantito: all’insegna della decostruzione e del rovesciamento di senso, Lundini appare dunque come un talento raro che non fa nulla per farsi notare e che decide di appare soltanto attraverso la sua “arte”.

Ridere e sorridere in maniera inattesa, talvolta crudele, e sempre attraverso diversi livelli di lettura: questo riesce a fare Valerio Lundini (e con lui pochi altri, in Italia), e per questo gli siamo grati.

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