Rispettare gli animali è una scelta umanitaria

Letteratume
2 min readFeb 13, 2023

Una necessità storica, che ha valenze etiche, ecologiche e politiche, porta Goffredo Fofi a perorare la causa vegetariana nel suo Non mangio niente che abbia gli occhi, pubblicato dall’editore Contrasto nella collana Tracce, diretta dallo stesso Fofi con Roberto Koch e Telmo Pievani.

Quella del vegetarismo, termine più corretto suggerito dall’autore, è una necessità collettiva che riguarda tutti noi e il nostro rapporto con la vita.

Superando il pregiudizio che, meno di un secolo fa, faceva sembrare i vegetariani strani “come le zitelle inglesi”, Fofi ripercorre le tappe di un cammino personale ponderato e ragionato, attraverso la riproposizione di testi di Ortese e Morante, Capitini e Tolstoj, Coetzee e Kundera.

Partendo dal tradizionale rito dell’uccisione del maiale e da posizioni pacifiste e anticaccia, si analizzano le ragioni più profonde che portano l’esemplare della specie umana cibarsi di un rappresentante della specie animale: ci sono in gioco “la vergogna del dolore che noi procuriamo agli animali” ma anche la nostra capacità di identificazione e di stimolare la compassione.

Immagine tratta da: www.nutrizionistabergomi.it

Come riportato nella “Dichiarazione universale dei diritti dell’animale” presente in appendice, ogni animale ha dei diritti e questo riconoscimento costituisce il fondamento della coesistenza tra le specie nel mondo, con l’inevitabile e sacrosanta conseguenza che non bisognerà mai ammettere maltrattamenti, soprusi, sperimentazioni invasive e qualsiasi altra forma lesiva della dignità.

La posizione di Fofi, altamente condivisibile ma condivisa a malapena da un 8% della popolazione (dati Eurispes 2021), deve spingere a una delicata e “umanitaria” riflessione sul ruolo di “re della natura” che l’uomo si è arbitrariamente attribuito e che inevitabilmente genera violenza.

«Mia nonna stringeva per le zampe posteriori un coniglio che si agitava e lamentava, e voleva che gli dessi un pugno deciso sul capo per ammazzarlo. Nei suoi gesti non c’era né piacere né dolore, era una cosa che andava fatta…»

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