Toti Scialoja: la fantasia al potere
Adulti, bambini, ragazzi, giovani adulti, adulti che si sentono bambini, bambini che si sentono per fortuna sempre bambini ecc.
Sono tutti chiamati a raccolta dall’affascinante Versi del senso perso di Toti Scialoja, un florilegio delle liriche scritte negli anni da uno dei massimi esponenti del nostro Espressionismo astratto, assemblate per Einaudi sul finire degli anni 80 e riproposte in una nuova edizione di qualche anno fa con la preziosa prefazione di Paolo Mauri.
Un pittore e maestro di pittura che diventa poeta: è questa la parabola di Scialoja che, servendosi di un appassionante bestiario fatto di albatri, api, vermi, lepri, rospi, e di una rutilante guida geografica, accompagna il lettore tra rivoli di incantevoli meccanismi sonori e accostamenti sorprendenti.
Si parte dagli inarrivabili corvi di Orvieto (“Il sogno segreto / Dei corvi di Orvieto / È mettere a morte / I corvi di Orte”) e si inciampa in un “t’amo pio bue” passando da Acapulco, Fiuggi, Taranto e mille altri posti e figure, reali o immaginari.
I significanti, “che regrediscono al puro suono”, obbligano i significati a seguirli: ci si può così spiegare il fascino coinvolgente che deriva dall’incontro con allitterazioni e filastrocche, scarti semantici e doppi sensi, anafore e limerick che, vivaddio, non hanno età.
Se pensiamo al pipistrello che fa pipì nell’ombrello (“ti par bello?”) o alla sarta tartaruga che “non sogna che la fuga”, verrebbe spontaneo individuare nei giovani e giovanissimi i destinatari di questi scilinguagnoli e nonsense: eppure, come suggeriva Giovanni Raboni, quale adulto dotato di sensibilità e fantasia non trarrebbe piacere e profitto dalla lettura di Alice nel paese delle meraviglie, Huckleberry Finn e, appunto, Versi del senso perso?
La freschezza semplice e il ritmo cadenzato che non compromette la linearità narrativa sono elementi presenti in tutte i versi di questa raccolta, che oscilla felice sul crinale tra serio e faceto, metodo e fantasia, infanzia e vita adulta. Scialoja ci ha così regalato una piccola perla senza tempo che merita di essere letta, recitata e, perché no, sognata e vissuta.
La zanzara dello Zambia
quando zompa su una zampa
da Kasempa alla Tanzania
mica danza, mica smania
mica semina zizzania
sente solo che uno zampi
rone brucia nella stanza
La zanzara, per decenza,
ha una tunica di organza
quando è sbronza vola senza
a zig zag per la Brianza