Temi/3: Il web non è libero, viva il web!
Il web non è libero! Viva il web!
L’eterna disputa tra apocalittici e integrati intorno alle magnifiche sorti e progressive del www trova pieno compimento nel trentennale della sua “invenzione” ad opera di Sir Tim Berners-Lee.
In questi tre decenni, passando attraverso la proliferazione di miliardi di siti internet e di numerose app, piattaforme e social, la Rete si è distinta soprattutto per aver favorito gli scambi materiali e intellettuali, per aver allargato a dismisura le possibilità di comunicazione, per aver permesso a milioni di persone di accedere a un’agorà altrimenti preclusa, in pratica per aver reso possibile tutto ciò che fino a qualche tempo fa sembrava un miraggio fantascientifico.
Non senza qualche inciampo — haters e cyberbullismo, privacy, sprazzi di democratura — ad oggi il saldo costi-benefici sembra ancora positivo, ma viene naturale domandarsi cosa ci sia dietro (o sopra) questo inestricabile groviglio di social e silicio.
Si è spesso parlato di Big Five o di dittatura della Silicon Valley: in questo caso il nostro obiettivo non è rinvigorire la pars destruens del dibattito, ma rendere viva e attiva quella pars construens, suggerendo la lettura di tre saggi che, partendo da tre diverse prospettive, mettono in luce le carenze e le incongruenze della Rete.
Internet ci rende stupidi? di Nicholas Carr lo fa attraverso una lettura scientifico-psicologica; Il filtro di Eli Pariser utilizzando una chiave tecnico-comunicativa; Manuale di disobbedienza digitale di Nicola Zamperini scegliendo un approccio critico che potremmo definire “capire per non soccombere.”
Con l’auspicio che si possa sempre gridare “Viva il Web!” sapendo che il Web è veramente libero.
INTERNET CI RENDE STUPIDI? — NICHOLAS CARR
Nicholas Carr è uno scrittore e studioso statunitense che si occupa da tempo dei rapporti tra tecnologia e cultura e delle relative ripercussioni su società ed economia. Molte sue riflessioni nascono sul blog Rough Type per poi trovare un’ampia elaborazione in saggi di grande successo: è il caso di Google ci rende stupidi? confluito in Internet ci rende stupidi? (titolo originale The Shallows, What the Internet is doing to our brains).
La tesi di fondo è che la Rete sta notevolmente cambiando il nostro modo di relazionarci, informarci, di (non) concentrarci, ma soprattutto di pensare, con il possibile effetto — tutto da studiare e non sappiamo quanto desiderato — di dar vita ad un nuovo tipo di essere umano.
È chiaro che non tutto debba essere demonizzato ma è altrettanto lampante che l’uomo, che è un animale sociale, necessita di tempo e spazio per poi ritrovare se stesso anche in rapporto con gli altri.
Con stile rigoroso e metodo scientifico, Carr non indulge nel luddismo né si abbandona al tecno-entusiasmo, accompagnando il lettore in una complessa ma appagante riflessione sui processi cognitivi e di apprendimento dell’uomo del Terzo Millennio.
IL FILTRO — ELI PARISER
Cosa accade quando le techno-corporation e gli algoritmi sanno di noi più di quanto noi stessi crediamo di sapere?
Accade che si finisce in una bolla.
Con qualche anno di anticipo sui recenti scandali relativi alla cessione illecita di Big Data (a tal proposito, si legga “Così ci spiano”, la puntuale inchiesta di Fabio Tonacci e Giuliano Foschini per Repubblica), l’attivista politico Eli Pariser ha fatto luce su un meccanismo apparentemente innocuo: i giganti di Internet studiano meticolosamente le nostre abitudini, prontamente rivendute a società terze, per poi restituirci un messaggio perfettamente in linea con i nostri interessi.
Con il risultato di trovarci in un circolo vizioso, la cosiddetta “bolla dei filtri”, in cui crediamo di stare bene e di andare d’amore e d’accordo con tutti, ma che di fatto ci preclude qualsiasi variazione sul tema, qualsiasi incontro inaspettato, mortificando creatività, apprendimento e innovazione.
MANUALE DI DISOBBEDIENZA DIGITALE — NICOLA ZAMPERINI
Come difendersi da tutto questo?
Qual è il rapporto tra utente e rete? Cosa accade ai nostri dati? Cosa rappresentiamo per gli algoritmi? E che peso hanno Facebook, Google e Amazon?
A questi e ad altri interrogativi risponde in maniera compiuta il giornalista Nicola Zamperini, tratteggiando un gradevole excursus sulle origini delle techno-corporation (da Burning Man alla nascita e affermazione della Silicon Valley) e operando una chirurgica disamina sugli effetti che la Rete ha avuto su alcune dimensioni nevralgiche della nostra esistenza: nascita, amore, amicizia, addii, diario, memoria, sguardo, distrazione, morte.
Ci accorgiamo così di aver appaltato i nostri momenti più importanti a delle Meta-Nazioni digitali, che hanno tanti utenti quanti cittadini il mondo (Fb ha raggiunto i 2 miliardi di profili; Google ha l’85% del mercato).
La vera e propria chiamata all’azione arriva però con il felice e provocatorio “ennalogo” che chiude il saggio: cento e più modi per disobbedire nel mondo digitale.