Temi/4: Ti amo campionato…

Letteratume
4 min readJun 5, 2019

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Ti amo campionato, tu non ci sei mancato,
anzi, tu ci eri mancato,
adesso siamo contenti
che sia finita così…

Così cantavano Elio e le Storie Tese nel 1999. Quell’anno “era finita che…” vinse la Juventus.

Venti anni dopo rivince la Juve.

Ed è perciò tempo di pensare a un nuovo campionato.

Calciomercato, ritiri estivi, gossip, social, diritti tv. Questo è il calcio?

Non è sempre stato così, per fortuna: la palla è sempre stata rotonda, in campo ce ne sono sempre stati undici, un tempo c’era perfino la schedina ma non c’era la Var.

Senza mielosa nostalgia, ma solo per affrontare adeguatamente armati i tempi che corrono, consiglio alcuni libri — più o meno recenti — che mostrano il calcio come fenomeno socioculturale e di costume, svelandone talvolta il lato oscuro.

Partendo con un lungo rilancio per la magnetica e salace penna di Bianciardi, arriviamo allo stop di petto di un Paul Breitner “ucciso” da Luca Pisapia, per poi affidarci all’estro dell’incompleto trequartista di Randaccio. Il tiro mancino del grande Edmondo Berselli, seguito da quello maldestro (solo nel titolo) di Marco Ciriello, ci dirà se è gol.

IL FUORIGIOCO MI STA ANTIPATICO — LUCIANO BIANCIARDI

Il titolo, saggiamente adoperato per racchiudere la prosa giornalistica di Luciano Bianciardi sul “Guerino” di Gianni Brera, non poteva rendere meglio l’idiosincrasia per il luogo comune tipica dello scrittore maremmano.

Un Bianciardi a tutto campo parla di calcio e letteratura, ciclismo e Risorgimento, retorica e televisione, toscaneggia, ammicca e non è mai banale (quando mai lo è stato).

Che bello poter leggere di calcio affidandosi alla vena visionaria e anarchica dell’autore de “La vita agra”!

UCCIDI PAUL BREITNER — LUCA PISAPIA

È possibile parlare di calcio come “dispositivo dello spettacolo e apparato del potere”?

Sì che si può, anzi si deve. E Luca Pisapia lo fa con maestria, tessendo un filo rosso che lega la Banda Baader-Meinhof e il calcio totale, la cooperazione comunista e Italo Allodi, Usa ’94 e il misterioso Ali Dia.

In un campo da gioco in cui da un lato si schiera la realtà e dall’altro la finzione, comincia una partita che riguarda il calcio nelle sue pericolose connessioni con economia, politica e media.

IL TREQUARTISTA NON SARA’ MAI UN GIOCATORE COMPLETO — GIANVITTORIO RANDACCIO

Dell’originale e bizzarro libriccino di Randaccio ne ho scritto qui.

https://medium.com/@letteratume/il-gioco-pi%C3%B9-bello-e-retorico-del-mondo-28e8746a3147

È doveroso accostarlo ad altri libri consigliati a chi, del calcio, non va a leggere solo i tabellini.

IL PIU’ MANCINO DEI TIRI — EDMONDO BERSELLI

Un campo di calcio che, grazie alla pensosa leggerezza di Edmondo Berselli, diventa teatro sociologico e politico, abbracciando Gadda e Togliatti, Gimondi e Mina, ma soprattutto “il piede sinistro di Dio”.

Quel Mario Corso ritratto in copertina di un libro che è un memoir, un saggio di costume, un volume pop-accademico, una summa della cultura che rotola in un rettangolo assumendo le sembianze di un pallone pronto ad essere spedito all’incrocio.

Possibilmente a foglia morta.

IL PIU’ MALDESTRO DEI TIRI — MARCO CIRIELLO

Quello di Marco Ciriello è un omaggio al compianto Berselli, un omaggio che aggiorna la mappa del potere e dell’immaginario già tracciata nel decennio precedente.

Qui ci imbattiamo in miti e imprese più recenti: da Nibali a Pantani al Liverpool di Benitez, passando per Berlusconi, Friedman, Scirea, Di Bartolomei e i migliori allenatori di sempre.

Cosa li tiene insieme? Un romanzo di conversazione che ci accompagna nella nostra storia.

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