Triscaidecafilia: il 2023 in tredici libri amati e consigliati.

Letteratume
8 min readDec 21, 2023

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Disclaimer: in questo post non si parla di Bret Easton Ellis, di Martin Amis, di Ian McEwan e di Cormac McCarthy.

Anche nel 2023 la prolifica macchina editoriale ha sfornato oltre sette decine di migliaia di libri: alcuni belli, altri meno; alcuni appassionanti, altri meno; alcuni imperdibli, altri meno; alcuni “necessari”, altri meno. Insomma una panoplia dentro la quale è complicato districarsi.

Ed è per questo che chi scrive ha il desiderio di consigliare, senza che nessuno degli otto lettori glielo abbia chiesto, una lista di tredici libri meritevoli di superare l’anno a pieni voti (il tutto in sprezzo a ogni forma di triscaidecafobia).

Non ce n’è per tutti i gusti ma c’è una felice soggettività discrezionale.

Dedicato a chi cerca la radicalità nel metodo e la nonviolenza nella ribellione

Saper dare piena a voce a chi apprende è il compito che porta avanti da quarant’anni Franco Lorenzoni, maestro elementare, ricercatore e formatore in un laboratorio pedagogico d’avanguardia.

Nella scuola ideale, in cui centrale è la figura del bambino coinvolto e consapevole e in cui si alternano la teoria pedagogica dei “maestri” e la pratica laboratoriale, ci sono Piero Calamandrei e Alexander Langer, Alessandra Ginzburg e Carla Melazzini, Emma Castelnuovo e Nora Giacobini, Malala Yousafzai e Greta Thunberg, don Milani e Mario Lodi.

«Perché le differenze non si trasformino in discriminazione è necessario educare controvento (…). Ma per educare controvento è necessario moltiplicare le domande e seminare inquietudine».

Dedicato a chi conosce il perdono e rinuncia agli steccati ideologici

Dove non arrivano i governanti, dove non arrivano i terroristi, dove non arriva la propaganda, arrivano gli esseri umani con il loro carico di dolore e umanità.

Colum McCann, tradotto da Marinella Magrì, racconta la storia vera dell’inattesa amicizia fra il palestinese Bassam Aramin e l’israeliano Rami Elhanan, che hanno rispettivamente perso le loro figlie Abir e Smadar a causa della persistente guerra israelo-palestinese e che trasformano il loro dolore in attivismo per la pace.

Nel poligono del titolo ci sono gli infiniti livelli di lettura, il saggio, il romanzo, la storia, i continenti, arte, tempo, natura, politica e, putroppo, tanta attualità.

Dedicato a chi ride perchè amara è la vita

In quota Einaudi, propizio è concedersi alla caustica penna di Veronica Raimo che, se non fosse una semplificazione ritrita, potremmo definire la Sedaris italiana.

In una manciata di racconti che hanno per protagoniste scrittrici scaramantiche e promesse della danza, ragazze di bella presenza e donne in preda a stalking ortofrutticoli, leggiamo il surrealismo della vita e la divertente malinconia che ne può derivare, il tutto condito da un forte senso di libertà e da una pletora di relazioni scombiccherate.

Dedicato a chi è innamorato del calcio giocato in paradiso e del calcio narrato con stile

Gianni Montieri è un poeta e tifoso, un tifoso poeta e un poeta tifoso. La sua appassionata cronaca dello storico terzo scudetto del Napoli, così come i suoi liricamente brillanti pezzi per la rivista il Napolista, riconcilia il tifoso con il mondo delle cose attraverso la rappresentazione di quello delle idee.

Perchè il libro non racconta soltanto la stagione agonistica, epocale e spettacolare, della squadra dell’amato-odiato De Laurentiis, allenata da Spalletti e trainata da quei satanassi di Osimhen e Kvaratskhelia, ma ne mostra la carica letteraria e simbolica affiancando a Maradona e ai vecchi campioni, a Mario Rui e Lobotka, a Di Lorenzo e Anguissa, anche le sagome di Bolaño e Malamud, Brodskij e Giovanni Giudici, DeLillo e Milo De Angelis.

E questo basta per proclamarne l’alta caratura letteraria.

Dedicato a chi ha il coraggio di guardare in faccia l’orrore e la pietà

Aprire un libro di Carrère e trovarci enfasi o retorica sarebbe uno shock.

V13, che è la cronaca delle udienze del processo ai complici e all’unico sopravvissuto degli attentati parigini del 13 novembre 2015 (traduzione di Francesco Bergamasco), aggira come previsto questi ostacoli e testimonia, con umanità e perfino ironia, il resoconto delle esperienze di vita e di morte che riguardano tutti, vittime e carnefici.

La ferocia, il fanatismo, la sofferenza, la pietà sono gli ingredienti necessari per affrontare la catarsi che coinvolgerà i protagonisti e anche noi che abbiamo assistito a questo turbine di emozioni.

Dedicato a chi ama il linguaggio e la sua segreta musicalità

Ancora Napoli: ah, che bella Napoli, patria del sole, della pizza, del mandolino. E ovviamente della musica. Ah, Napoli ecc ecc.

Se c’è un motivo per cui il bellissimo saggio di Valeria Saggese merita di essere letto è proprio la sua “lateralità” rispetto all’oggetto di indagine. Quanti hanno sentito parlare della parlesia a Napoli? Argomento inusuale e comunque lontano dal mainstream che è tutto un marefuori, pizzofalcone, minasettembre, amicageniale.

La parlesia è un linguaggio carbonaro utilizzato in origine dai “posteggiatori” e poi perfezionato dai musicisti degli anni ’70 (siamo nei pressi del Neapolitan Power di Pino Daniele, James Senese, Tony Esposito, Tullio De Piscopo fino ad arrivare a Eugenio Bennato, agli Osanna e agli odierni Clementino e Gnut).

E se appunisci ‘a parlesia capisci che è tutta ‘na bagaria, pensano solo a arcì, nc’hanno tradito ‘o ngrì. ‘E jamme so’ toke, ‘e jamme so’ bacane. A colpa è sule d’’ebane,c’hanno acciso sane sane.

(La soluzione può essere desunta dal glossario presente nelle ultime pagine del libro).

Dedicato a chi è curioso del mondo e dei suoi misteriosi processi sociali

Matteo Bordone è l’ideatore e titolare del podcast quotidiano per gli abbonati del Post, Tienimi Bordone: poco più di una decina di minuti di cultura pop in cui si spazia dagli oppioidi ad Elon Musk, dal sale rosa a Eleazaro Rossi, dalle serie tv e dal “Torno subito” al sociale (grazie a TB chi scrive ha scoperto e sta utilizzando Be my eyes, app creata per aiutare persone non vedenti e ipovedenti).

Insomma, Bordone era l’unico titolato a scrivere di un termine-fenomeno propagatosi negli ultimi anni grazie alla detonazione di una contrapposizione generazionale: da un lato i boomer, protagonisti del saggio; dall’altro le generazioni successive che reclamano spazio e attribuiscono colpe ai suddetti padri (e nonni).

La bravura dell’autore e del suo stile divulgativo ma non pedante, confidenziale ma mai semplicistico, è quella di aver delineato i tratti della contesa mostrando quanto siano liquidi i confini e quanto la questione anagrafica e terminologica sia tutto sommato un nodo gordiano.

Dedicato a chi cerca una bussola

Un orizzonte narrativo ricco e articolato necessita di bussole che aiutino a comprendere il ruolo della letteratura nelle nostre vite.

Il volume firmato Treccani assolve l’impegnativo compito di individuare i temi e le linee di ricerca presenti nel panorama editoriale e di aiutare a ricostruire una mappa dei gusti di un immaginario pubblico in perenne trasformazione.

La rilevante qualità degli interventi — si va da Marino Sinibaldi a Paolo Di Paolo, da Loredana Lipperini a Gianfranco Pasquino, da Vanessa Roghi a Walter Siti — è accompagnata da una preziosa cronologia dei fatti e alle schede di venti tra i libri più rappresentativi dell’anno.

Dedicato a chi non crede al “Si vis pacem, para bellum”

La guerra è intorno a noi non soltanto quando ne siamo a conoscenza (Medio Oriente, Ucraina, Siria, Afghanistan) o se ne siamo a conoscenza (Yemen, Nigeria, Etiopia, Haiti, Colombia) ma è sempre presente soprattutto se si vive in un Paese che produce e commercializza armi.

Il pregio del volume di Giorgio Beretta, che esce in collaborazione con OPAL di Brescia e ha la mirabile copertina di Mauro Biani, è quello di smontare falsi miti facendo contestualmente luce sulla “cultura” delle armi, sulle sue lobby e sulle conseguenze del loro uso.

Le armi uccidono anche quando sono detenute in modo legale, come dimostrano le impietose statistiche di omicidi e femminicidi, ecco perchè sono necessari controlli sui requisiti per poterle possedere e una maggiore trasparenza sui dati relativi al numero di porti d’arma, alla diffusione delle armi legali e alle comunicazioni ai familiari.

Dedicato a chi non ricorda più cos’è la noia

Gli schermi sono sanguisughe che si cibano della nostra attenzione: se vogliamo recuperare una parte del nostro tempo, che invece non si è dilatato in maniera proporzionale rispetto alla proliferazione di stimoli, allora possiamo seguire i consigli di Pietro Minto.

Dall’esperienza, anche personale, dello smart working Minto ci guida in un viaggio che punta a ristabilire le dovute gerarchie: prima la mente, poi la noia, poi tutto il resto, con buona pace di Musk, Zuckerberg e anche di Satana (che, fino a prova contraria, non aveva social di proprietà).

Dedicato a chi (non) cerca la felicità a tutti i costi

Edwin Vincent de Valu è un editor indolente e svogliato, underdog dei sentimenti, che un giorno si ritrova suo malgrado a pubblicare il best-seller della vita: l’ennesimo manuale di auto-aiuto scritto male e impaginato peggio.

Le conseguenze inattese del successo danno vita a una trasformazione buonista-salutista del mondo che necessita di un nuovo capovolgimento.

Sarà compito del protagonista far tornare a galla l’infelicità di cui tutti abbiamo bisogno. Ottima la traduzione aggiornata di Andrea Buzzi, da segnalare anche l’autorevole prefazione di Diego De Silva.

Dedicato a chi è cittadino d’Europa

La casa editrice People si conferma casa di idee e valori, e la riproposizione del Manifesto di Ventotene di Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi (con l’introduzione di Eugenio Colorni e la curatela di Giuseppe Civati) è la conferma di un approccio editoriale e politico illuminato.

Superare i nazionalismi, abbracciare la pace, divulgare un’idea di Europa che sia solidale e comunitaria sono solo alcuni tra i principii enunciati nel testo, la cui genesi è ammantata di fascino storico: “gli oppositori del fascismo, confinati dal regime in una piccola isola del Tirreno, immaginano il futuro e il mondo che verrà, dopo la dittatura e dopo la guerra”.

Dedicato a chi non teme di incontrare l’assurdo

Venti storie visionarie e mostruose, che paiono normali nella loro assurdità (un cameriere continua a servire i clienti di fronte alla moglie morta sul pavimento della cucina; un bambino non ricorda il sapore dello zucchero; un uomo va a vivere in un negozio di giocattoli) e che inseriscono l’autrice Samanta Schweblin — tradotta per Sur da Maria Nicola — nel solco della tradizione letteraria di Cortázar, Borges e Carver.

Attimi di vita che sembrano già vissuti e ci proiettano in una dimensione “altra”, che nonostante tutto conserva un fascino straniante.

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